Non sono dati positivi quelli che arrivano dalle varie ricerche presentate in occasione della giornata contro la violenza di genere. Secondo un report realizzato da chi combatte il fenomeno ogni giorno, la polizia criminale, nei primi 9 mesi del 2024 sono in aumento i casi di stalking, maltrattamenti in famiglia e violenze sessuali. Gli atti persecutori (reato che colpisce le donne nel 74% dei casi) sono in crescita del 6%, i maltrattamenti contro familiari e conviventi (che interessano le donne nell'81% dei casi) salgono del 15%. Crescono anche le violenze sessuali, con un incremento dell'8%. Vittime nel 91% dei casi sono donne, di cui il 28% minorenni e il 77% italiane. Per quanto riguarda i reati introdotti dal Codice rosso, nel primo semestre 2024 c'è stato un significativo incremento, del 67%, della costrizione o induzione al matrimonio (passando da 9 a 15 episodi) e di casi di revenge porn (+22%). Le donne uccise dall’inizio dell’anno sono 99. La maggior parte - e va ricordato a chi spesso associa il fenomeno ai giovani - sono over 65: sono state ben 37 nei primi 11 mesi del 2024, pari al 37,4% delle vittime totali, in gran parte uccise dal coniuge o dai figli. Nonostante ciò, giova ricordare che gelosia e controllo, secondo un’indagine condotta dall'associazione Differenza donna, sono interpretati dal 30% dei giovani come manifestazioni d'amore. Il dato sale al 45% se a rispondere sono adolescenti tra i 14 e 15 anni.
I numeri negativi sono confermati dalla ministra per le Disabilità Alessandra Locatelli, secondo la quale, nonostante il lavoro “importante che è stato svolto dalle istituzioni, le campagne di sensibilizzazione, la formazione e le azioni strutturate messe in campo, il fenomeno subdolo e degradante della violenza contro le donne è ancora in crescita”. E ad allarmare ancora di più, spiega la ministra, è la crescita di violenza sulle donne con disabilità, “doppiamente penalizzate e che fanno ancora più fatica a raggiungere l'indipendenza e per le quali le violenze fisiche, psicologiche ed economiche emergono ancora meno”. “Per una donna con disabilità - ricorda la ministra - è spesso più difficile denunciare, esporsi, essere creduta e avere accesso alle reti, o ai centri antiviolenza e ai servizi sanitari e di protezione”.
È chiaro che la risposta deve passare non solo per la repressione e la vigilanza. Secondo il leader Cisl Luigi Sbarra, è necessaria “una battaglia civile, sociale e culturale che deve vedere tutti uniti: istituzioni, parti sociali, giovani, anziani, uomini e donne, per estirpare le radici della violenza e delle discriminazioni, con un approccio che unisca certezza del diritto, prevenzione, servizi sociali, politiche di inclusione, sensibilizzazione, già sui banchi di scuola, e valorizzazione del ruolo della sussidiarietá e della contrattazione nei luoghi di lavoro". "Bisogna costruire - aggiunge Sbarra - una vera cultura del rispetto, della non violenza e dell'uguaglianza”.
Ilaria Storti