Inizialmente attribuito a Bernardino Luini, quindi allo stesso Leonardo ed infine a Gian Giacomo Caprotti detto il Salaino, uno degli allievi più indisciplinati del genio di Vinci, il “San Giovanni Battista” custodito presso la Pinacoteca Ambrosiana di Milano (ambrosiana.it) è ritenuto dalla critica più recente opera di un raffinato (ma sconosciuto) pittore di scuola leonardesca del primo quarto del Cinquecento.
Queste considerazioni sono state corroborate da un nuovo studio realizzato con il contributo di Banca Patrimoni Sella & C. L’opera, da tempo al centro delle attenzioni per la complessa problematica attributiva che interessa gran parte dei quadri riferibili alla cerchia di Leonardo, è stata analizzata con le più moderne tecnologie di diagnostica scientifica per l’arte.
“Una tale conclusione – osserva il prefetto dell’Ambrosiana, monsignor Marco Navoni potrebbe sembrare una diminuzione di valore e di pregio, ma davanti a un’opera d’arte non c’è mai una vera e propria conclusione. Soprattutto oggi, quando le indagini con strumentazioni sempre più sofisticate permettono di scoprire autentici segreti nascosti nella storia esecutiva di un dipinto. La Direzione Artistica di Banca Patrimoni Sella & C. ha voluto ‘adottare’ questo dipinto, facendone oggetto di una accurata campagna di indagini che hanno permesso di certificare l’uso di materiali molto preziosi e una committenza di altissimo profilo. Forse si potranno anche avanzare proposte di nomi, ma già questi risultati restituiscono all’Ambrosiana un’opera di assoluto valore”. L’autore si è ispirato al celebre “Giovanni Battista” del Louvre di Leonardo, anche se vi sono alcune differenze sostanziali: è scomparsa, rispetto all’originale, la croce, e il personaggio, che Leonardo fa risaltare da uno sfondo oscuro, ha qui tratti più femminei e quasi vezzosi ed è inserito in un paesaggio idilliaco. Insieme al “San Giovanni Battista” è stata sottoposta ad analisi la “Testa di Cristo Redentore” (questa certamente del Salaino), acquistata in un'asta di Sotheby’s dal fondatore di Esselunga Bernardo Caprotti e poi donata all’Ambrosiana. Lo studio comparativo delle due opere ha confermato le valutazioni dei critici, evidenziando che non sono state dipinte dallo stesso artista. Entrambe sono esposte in una sala del museo che ospita anche il “Ritratto di musico” di Leonardo e un grande affresco di Bernardino Luini (“Incoronazione di spine”).
Gli esiti delle ricerche sullo stato del dipinto, delle analisi diagnostiche e dei nuovi studi che ne conseguono, sono stati pubblicati in un volume destinato alla comunità scientifica e accademica, ad appassionati, curiosi e collezionisti, che verrà anche distribuito da Banca Patrimoni Sella & C. alle principali biblioteche d’arte nazionali e internazionali. Il complesso dell’Ambrosiana si deve alla passione per il sapere e l’arte di Federico Borromeo, cardinale e arcivescovo milanese dal 1595 al 1631, che prima fondò la Biblioteca (1607), quindi la Pinacoteca (1618).