C’è un fenomeno migratorio minimalista all’interno di quello epocale che interessa l’intero mondo sviluppato. Si tratta di un esodo intraregionale, dalla Puglia a Pescara. Non c’entra nulla la transumanza e le storiche calate in pianura degli zampognari a Natale. Qui si ha una popolazione composta non solo da studenti che rimangono nel capoluogo abruzzese al compimento degli studi e vi si integrano sul piano del lavoro e delle professioni.
Oltre a loro vi sono adulti, intere famiglie, che preferiscono la solarità, il fatuo e le vetrine di Pescara al degrado incalzante di province come quella di Foggia, innanzitutto, schiacciata dal tallone di ferro della criminalità organizzata.
La città adriatica acquisisce così le parvenze di una Disneyland a portata di mano, un paese dei balocchi da raggiungere con l’A14. E il potere attrattivo si estende dal nord al sud della Puglia. Succede allora che il salentino Salvo Fuggiano, di Massafra, dopo aver vissuto per otto anni da studente a Pescara, pur tornando alle latitudini natie, resti avvinto dalle suggestioni della patria di D’Annunzio. E vi ambienti un giallo di rara incisività, “Le ninfe Naiadi”. Nel quale riesce a scavare in profondità sotto la patina del window shopping per esplorare il dark di Pescara.
È il fatidico trapasso del millennio, dal 1999 al 2000. In attesa del baco che poi non provocherà nessuna apocalisse informatica, un’entità elusiva, concentrato di pulsioni psicopatologiche e male assoluto, si dà all’uccisione di ragazze nemmeno molto innocenti. Sarebbe facile parlare di serial killer.
L’ignoto omicida (a quell’epoca non vige ancora il neologismo “femminicidio”) espone i propri labirinti interiori nei capitoli che inframezzano l’indagine affidata ad Agnese Poggiali, ispettrice della seconda Sezione Omicidi della Squadra Mobile. Con lei il vice Marco Degli Antoni.
Si è agli antipodi di Lolita Lobosco. Anche Agnese ha una natura assai carnale ed etero, soltanto che lei consuma i suoi amori senza cedimenti troppo passionali. La polizia, prima di tutto. Da una pagina all’altra, lo sfondo pescarese si tinge sempre di più di rosso sangue. Nessuna apparente omologazione fra le vittime. Vi sono ragazze di buona famiglia, problematizzate, prostitute e altro. Tanto che Agnese ricorre alla consulenza di Eddy Bruno, un profiler con background da FBI. “Le ninfe Naiadi” è l’avanzare lento e inesorabile di una vicenda che non può non concludersi senza l’assedio finale dell’assassino e la promessa di un seguito.