Venerdì 4 ottobre 2024, ore 15:26

Industria

Stellantis: segno meno in tutti gli stabilimenti

Situazione di profondo rosso nei primi nove mesi del 2024 per la produzione di Stellantis. L’ultimo report della Fim Cisl parla chiaro: per la prima volta tutti gli stabilimenti sono in negativo e perdono sia gli autoveicoli che i veicoli commerciali. Precisamente le autovetture registrano un -40,7% con 237.700 unità e i veicoli commerciali un -10,2% con 149.900 per un totale di una quantità tra autovetture e furgoni commerciali di 387.600 unità contro le 567.525 del 2023.

Nel terzo trimestre anche i due unici stabilimenti in positivo nella prima parte dell’anno, Pomigliano d’Arco e Atessa, cedono il passo e registrano un dato negativo rispettivamente del -5,5% e del -10,2%. Certo, ben lontano dai dati estremamente negativi degli altri stabilimenti che toccano punte che vanno dal -47% al -75,8% rispetto ai nove mesi dello scorso anno. Volumi che sono destinati a peggiorare. “Se l’andamento riscontrato nel terzo trimestre venisse confermato nell’ultimo - afferma la Fim - la produzione si aggraverebbe ulteriormente con le auto sotto i 300 mila e la produzione complessiva, considerando i veicoli commerciali, scenderebbe sotto quota 500 mila, con meno di un terzo dei volumi del 2023 (751 mila). Per poter rispettare l’obiettivo di 1 milione di veicoli nel 2030 stabilito a livello governativo, il Gruppo Stellantis dovrebbe raddoppiare le produzioni”.

Ma la tempesta che sta colpendo in maniera significativa l’Europa e il suo tessuto industriale più rilevante, con un imponente crollo dei volumi sul mercato è reale. “La difficile situazione italiana e le recenti drammatiche notizie provenienti dalla Germania e dal Belgio di chiusure di stabilimenti con migliaia di licenziamenti evidenziano l’urgenza di interventi sulle scelte strategiche del settore da parte della Ue - afferma il segretario generale della Fim, Ferdinando Uliano - con mirate politiche industriali e con risorse specifiche, anche da parte del nostro Governo, e impegni industriali seri e coraggiosi da parte di Stellantis e delle aziende della componentistica. La situazione del settore automotive in Italia e in Europa diventa sempre più critica e, in assenza di una netta inversione di direzione, rischia di essere irrimediabilmente compromessa la prospettiva industriale e occupazionale”. Per questi motivi la Fim Cisl, insieme a Fiom e Uilm, ha proclamato uno sciopero di 8 ore dell’intero settore automotive per il 18 ottobre con manifestazione a Roma in piazza del Popolo. Lo sciopero “serve a scuotere le responsabilità in capo alle istituzioni e a Stellantis affinché si giri pagina” aggiunge Uliano.

All’Unione Europea il sindacato chiede una svolta seria mettendo a disposizione un fondo straordinario per imprimere più forza ai cambiamenti tecnologici, accompagnando questo cambiamento con un piano di salvaguardia occupazionale, attraverso il blocco dei licenziamenti, l’uso di ammortizzatori sociali, la formazione e un forte sostegno alla riduzione dell’orario di lavoro. “La transizione - continua Uliano - deve essere sostenibile dal punto di vista sia ambientale che sociale”.

Al Governo il sindacato rivendica di dare concretezza al confronto iniziato più di un anno fa al Mimit per la definizione dell’accordo di sviluppo con Stellantis e tutti gli attori del settore automotive italiano per l’aumento dei livelli produttivi negli stabilimenti italiani e la loro saturazione, l’assegnazione della piattaforma small e la produzione di modelli di largo consumo, il consolidamento dei centri di ingegneria e ricerca, maggiori investimenti sui modelli innovativi, la riqualificazione delle competenze dei lavoratori e il sostegno alla riconversione della filiera della componentistica. “Bisogna utilizzare le risorse per la reindustrializzazione, indispensabili per evitare l’impatto negativo di oltre 75mila lavoratori nel comparto auto a seguito del cambio delle motorizzazioni - conclude Uliano -. Servono nuovi ammortizzatori sociali, in molti stabilimenti di Stellantis e dell’indotto che sono in esaurimento. Il rischio di licenziamento potrebbe investire circa 25mila lavoratori”.

Sara Martano

( 2 ottobre 2024 )

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