Venerdì 20 settembre 2024, ore 16:35

Industria

Piemonte: 10 mila posti a rischio nel metalmeccanico

Se non saranno rifinanziati in tempi brevi gli ammortizzatori sociali, circa 10 mila posti di lavoro solo nel settore metalmeccanico rischiano di sparire. Secondo una rilevazione della Fim regionale a farne le spese saranno soprattutto i lavoratori del comparto automotive. Anche nel settore siderurgico, con gli stabilimenti della ex Ilva di Novi Ligure e Racconigi, sono in bilico più di un migliaio di addetti così come in altri comparti industriali.

“Chiediamo al presidente Cirio di aprire al più presto - ha detto il segretario generale Cisl Piemonte, Luca Caretti, al Consiglio generale riunito oggi a Torino - il tavolo sugli ammortizzatori sociali da lui annunciato di recente e un confronto con il sindacato anche su un piano straordinario di formazione per supportare la trasformazione in atto perché riteniamo che il fattore tempo sia decisivo per affrontare e risolvere i problemi legati al mondo del lavoro piemontese. Sono migliaia i posti di lavori a rischio in regione soprattutto nel settore automotive e siderurgico, con i gruppi industriali Stellantis ed Ex Ilva sorvegliati speciali. Preoccupa l’indotto auto, che in regione occupa decine di migliaia di addetti e soprattutto il futuro di Mirafiori che, nonostante le affermazioni di Tavares, continua a svuotarsi e a ridurre gli organici in attesa di nuove produzioni come la nuova 500 ibrida a partire dal 2026”. 

Tra i temi al centro dell’incontro della Cisl Piemonte, concluso dalla segretaria generale aggiunta Cisl, Daniela Fumarola, le vertenze aziendali aperte in regione (da Mirafiori alla Sfc Solutions fino alla Barry Callebaut), il tavolo nazionale sull’automotive e Stellantis, i temi principali dell’agenda sindacale dei prossimi mesi e l’avvio del precorso congressuale che si concluderà a maggio 2025 con la celebrazione del XIV Congresso regionale Cisl. 

Solo nel settore metalmeccanico, secondo i dati elaborati dalla Fim Cisl Piemonte nelle aziende piemontesi in cui è presente, sono più di 6mila i lavoratori in cassa integrazione con 25 aziende coinvolte. In questo conteggio non rientra il Gruppo Stellantis. La provincia di Torino è al primo posto con 2440 lavoratori e 9 aziende, per lo più dell’indotto auto, seguita dalle province di Alessandria e Asti con 1910 addetti (compresi i 630 della ex Ilva) e 6 imprese. Chiudono l’elenco la provincia di Cuneo con 1473 lavoratori e 8 aziende coinvolte e il territorio del Piemonte Orientale (Novara, Vercelli, Biella e Verbania) con 340 addetti e solo due imprese in crisi. A Mirafiori i lavoratori in cassa integrazione straordinaria sono poco meno di 3000. E gli organici continuano a scendere. Attualmente i lavoratori totali degli enti aziendali di Mirafiori sono circa 10.000. Negli ultimi due anni hanno lascito il complesso di Mirafiori circa duemila persone con esodi incentivati.

Con 730 imprese, 56 mila addetti e 34% del fatturato italiano sulla componentistica (in Italia sono 2200 imprese, 160 mila le persone occupate) l’automotive è uno dei settori trainanti dell’economia piemontese, ma anche quello che rischia di pagare il prezzo più alto. I posti a rischio sarebbero concentrati soprattutto in questo settore e secondo stime di Anfia potrebbero addirittura arrivare a 18-20mila nei prossimi anni. Tra le cause di questa crisi: la riduzione della produzione, a partire da Stellantis, la trasformazione tecnologica del settore (fornitori di prodotti senza futuro o fornitori non capaci di sviluppare le competenze utili) e la crisi del mercato, dovuto agli alti costi dell’elettrico. Concludendo i lavori del Consiglio generale, la segretaria generale aggiunta, Daniela Fumarola, ha parlato dell’attualità e della manovra del governo. “È un fatto positivo - ha detto - la convocazione del governo per il 25 settembre sul piano strutturale di bilancio che dovrà essere presentato alla Commissione Europea. Per noi è fondamentale avere un confronto sui nuovi obiettivi programmatici e strategici, sulle priorità e sulle riforme economiche che si intendono realizzare nei prossimi anni”. Fumarola ha poi precisato che in Italia “non c'è bisogno di un intervento per legge sui salari perché abbiamo una contrattazione che copre il 98% dei settori. Pensiamo che laddove non ci sia vadano applicati i contratti leader”.

Rocco Zagaria

( 18 settembre 2024 )

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