Inizi degli anni '90 la contessa Alberica Filo della Torre viene assassinata nella villa di famiglia all'interno del lussuoso complesso residenziale 'Olgiata' alle porte di Roma. La donna, nel fiore dei suoi anni, è trovata riversa sul pavimento nella sua camera da letto con un lenzuolo annodato intorno al collo e con una evidente ferita alla testa, sono stati asportati dei gioielli appartenenti alla donna. E' madre di due bimbi, di nove e sette anni, Manfredi e Domitilla; è moglie di Pietro Mattei brillante imprenditore nel settore immobiliare. Il corpo della contessa viene rinvenuto dalla servitù dopo svariati tentativi poiché la porta della camera da letto è chiusa a chiave dall'interno; assiste, purtroppo, anche Manfredi il primogenito.
Intervengono i carabinieri della vicina Stazione de 'La Storta' la scena del crimine è subito inquinata da una moltitudine di persone oltre che dai medesimi militari che non prendono le precauzioni per 'cristallizzare' il luogo poi giungeranno quelli del reparto speciale per i rilievi. Questo compromette parzialmente gli elementi necessari all'indagine che prenderà diverse pieghe e si allargherà a macchia d'olio anziché restringere il campo sul responsabile dell'omicidio; in parte per l'approssimazione iniziale in altra, più grande, perché in una commistione tra scoop giornalistici e ricerca di colpevoli eccellenti si creerà una spirale che allontanerà gli inquirenti dall'assassino. Inizialmente gli indiziati saranno due: un ex dipendente della servitù licenziato qualche tempo prima ed un vicino residente nel comprensorio che aveva accesso alla casa. Le posizioni dei due indagati vengono poi stralciate e archiviate. La Procura si concentra invece sul marito della vittima, sebbene questi avesse un alibi inattaccabile, si trovava all'altro capo della città quando il delitto è stato consumato ma è un imprenditore importante legato professionalmente a persone e imprenditori influenti ed in vista: sono gli anni di tangentopoli e le indagini si concentrano su presunti 'fondi neri' e conti all'estero intestati a Mattei e alla contessa. Molte testate speculano sulla vita privata di Alberica Filo della Torre con illazioni e voci più disparate cui viene dato credito per creare e poi alimentare uno scandalo di persone benestanti
e appartenenti alla Roma bene, illazioni che in maniera a dir poco discutibile vengono finanche seguite da chi indaga. La tenacia di Mattei e del figlio Manfredi porteranno dopo più di venti anni all'individuazione del colpevole (reo confesso) l'ex maggiordomo. L'inchiesta, grazie alla perseveranza dei Mattei e alle nuove tecnologie capaci di individuare il DNA del colpevole, determina la svolta che porterà a giudizio e alla successiva condanna per omicidio di Manuel Winston Reyes.
Un'indagine condotta sin dall'inizio in maniera superficiale e continuata così fino al cambio per trasferimento e pensionamento dei magistrati incaricati, ripresa grazie all'ostinazione dei Mattei e da nuovi inquirenti più attenti che hanno dato giustizia ad Alberica. Uno dei, non pochi, casi di malagiustizia dove restano esenti da colpe e responsabilità i magistrati anche se il caso poi è stato risolto da chi li ha sostituiti.
La vicenda è stata minuziosamente ricostruita e rappresentata nel libro di Fabrizio Peronaci 'Alberica Filo della Torre Uno scandalo Italiano - il figlio della contessa e la malagiustizia' (Armando Editore 2024, pp. 195 euro 15,00). Un libro di inchiesta nel quale l'autore coadiuvato da Manfredo Mattei, ricostruisce tutta l'assurda vicenda di malagiustizia dall'omicidio ai giorni nostri. Uno spaccato di storia recente del nostro Paese ove si intersecano altri avvenimenti epocali e di cronaca verificatisi in quel periodo.
Da tale drammatica esperienza è nata la Fondazione Alberica Filo della Torre voluta da Pietro e Manfedi Mattei con la finalità di sostenere la cultura dell'investigazione forense perché certi errori non avvengano più.