Mercoledì 15 gennaio 2025, ore 1:17

Arte

Un viaggio attraverso i secoli

di MARIA LUCIA SARACENI

Per secoli considerata un’opera di bottega, la Pala di Santa Cecilia, dipinto custodito nella Pinacoteca comunale di Città di Castello, è stata ufficialmente attribuita a Luca Signorelli grazie ad un accurato restauro che ha rivelato dettagli fondamentali. Il riconoscimento è stato recentemente confermato, in occasione della presentazione dell'intervento integrale, dal Professor Tom Henry, uno dei massimi esperti internazionali del pittore, che ha attribuito la pala a “Luca Signorelli e Bottega”, sottolineando l’importanza della tarda produzione dell’arti sta.

La storia della pala è un viaggio attraverso i secoli e gli eventi che ne hanno segnato il destino. L’opera era destinata a essere trasferita al Louvre per volere di Vivant Denon, primo direttore del museo parigino e uomo di fiducia di Napoleone. Tuttavia, le sue dimensioni imponenti (due metri per tre) impedirono il trasferimento. Più tardi, durante la Seconda Guerra Mondiale, la predella fu trovata tra le opere d’arte sequestrate dai nazisti, destinate al museo immaginario di Hitler. Questi passaggi storici, insieme ai danni subiti, hanno contribuito a oscurare la vera paternità del dipinto.

Il restauro ha eliminato secoli di stratificazioni di polveri, vernici e ridipinture, riportando alla luce il caratteristico cromatismo di Signorelli e dettagli iconografici originali. Tra questi, il Bambino Gesù, rappresentato in nudità ma alterato da interventi successivi, e i piedi nudi della Vergine, coperti nel tempo da calze dipinte. Anche le figure di Santa Cecilia e Santa Caterina sono state recuperate nella loro originaria raffinatezza, liberandole da reinterpretazioni estetiche più tarde.

Il suggello di questa storica operazione si coglie nel lembo della veste di Santa Caterina, dove riaffiora fascinosamente una firma nascosta con il nome del pittore in caratteri anagrammi con l’anno di esecuzione, ovvero il 1516.

Il restauro della pala, oltre a restituire un’opera dimenticata al suo splendore, offre un’impor tante opportunità per rileggere la produzione artistica di Luca Signorelli e il suo contributo alla storia dell’arte. La Pala di Santa Cecilia testimonia in effetti una fase cruciale della carriera di Signorelli,

legata alla sua attività a Città di Castello. Qui il pittore trovò un fertile terreno artistico sotto il mecenatismo della famiglia Vitelli e sviluppò uno stile personale influenzato da Piero della Francesca, suo maestro. E qui perfezionò la “bizzarra e capricciosa invenzione” che gli ascrisse Giorgio Vasari.

L’opera riflette non solo l’abilità tecnica e l’inventiva dell’artista, ma anche il contesto culturale rinascimentale che preparava la strada a figure come Raffaello, a cui Signorelli fornì un importante modello.

L’intervento è stato condotto dai restauratori Paolo Pettinari, che ha lavorato sulla pellicola pittorica, e Marco Santi, che ha risanato il supporto ligneo, con la collaborazione di Francesca Rosi per le indagini scientifiche. Al restauro sono state affiancate indagini non invasive per lo studio dei materiali pittorici come supporto all’intervento di pulitura, permettendo la messa a punto di specifiche metodologie tecniche per l’operazione più importante di tutto il restauro.

Non si tratta di sola tecnica: il restauro, durato oltre un anno, è stato condotto con profondo senso etico e dal carattere spiccatamente scientifico, facendo emergere l’istanza estetica a fronte di quella storica. Il complesso e meditato intervento di pulitura, ha permesso di fare un viaggio nel tempo della materia.

Di fatto il dipinto è stato pulito due volte: la prima per recuperare il cromatismo tipico delle opere di Signorelli, la seconda per esaltare quei caratteri formali ed estetici che sono il timbro artistico della produzione signorelliana.

La Pinacoteca comunale trovò sistemazione nell’attuale sede quando nel 1912 Elia Volpi (pittore, restauratore e antiquario tifernate di fama internazionale) donò al Municipio il cinquecentesco Palazzo Vitelli alla Cannoniera, così denominato per la vicinanza di una fonderia o deposito di cannoni. L’edificio è un nobile esempio di dimora rinascimentale ed è caratterizzato dalla decorazione a graffito della facciata che guarda il giardino eseguita da Cristofano Gherardi, detto il Doceno, su disegno di Giorgio Vasari.

Ora, con questa attribuzione, la Pinacoteca di Palazzo Vitelli alla Cannoniera si arricchisce di un ulteriore capolavoro, consolidando il ruolo di Città di Castello come centro di riferimento per lo studio dell’arte rinascimentale.

( 14 gennaio 2025 )

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Un viaggio attraverso i secoli

Attribuita a Luca Signorelli la Pala di Santa Cecilia, custodita nella Pinacoteca comunale di Città di Castello, grazie ad un accurato restauro

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