Un minuto di silenzio e la deposizione di un mazzo di fiori davanti al deposito Eni di Calenzano luogo della strage dove lunedì scorso hanno perso la vita 5 lavoratori. Nella giornata di lutto proclamata dalla Regione anche lo sciopero di 4 ore per tutta l’area metropolitana di Firenze indetto da Cgil, Cisl e Uil e la manifestazione a Calenzano che ha tirato fuori tutta la rabbia dei lavoratori.
“La strage di Calenzano arriva a soli dieci mesi di distanza dall’Esselunga di via Mariti. Non possiamo dire che è casualità - afferma il segretario generale Cisl Firenze-Prato Fabio Franchi -. C’è un problema sicurezza che va prontamente affrontato sul nostro territorio, c’è un mancato investimento delle strutture all’interno dello stabilimento, c’è una mancata formazione, ci sono mancati controlli ispettivi. Ci sono tanti attori che hanno l’obbligo di rispondere al tema della sicurezza, anche il sindacato è uno di questi attori. Quando andiamo a lavorare dobbiamo farlo con la certezza che torniamo a casa”. E aggiunge: “Esselunga e Eni sono due grandi aziende leader dei loro settori, qui si inserisce il meccanismo degli appalti e subappalti. Quando la casa madre delega e appalta ad altri piccoli imprenditori la catena e la filiera del controllo può venire meno”.
Il deposito Eni di Calenzano è indicato fra gli stabilimenti a rischio di incidente rilevante nel Piano territoriale di coordinamento della Città metropolitana di Firenze. Un rischio potenziale che per queste tipologie di insediamento industriale, con la direttiva Seveso, è misurato in base alla tipologia e alla quantità di sostanze pericolose presenti all’interno dello stabilimento: il sito di Calenzano è uno stabilimento di soglia superiore e il suo rapporto di sicurezza è stato valutato più recentemente nel 2021.
“Quando fu realizzato alla fine degli anni ’50 si prevedeva lì l’uscita e l’entrata dell’autostrada, era tutta aperta campagna, e si presentava appropriato, ma oggi no - sottolinea il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani - anzi oggi quella è un’area densamente popolata”. Il sindaco di Calenzano Giuseppe Carovani condivide: “Chiediamo una riflessione se questo impianto debba rimanere qui perché offre un servizio che viene reso ai cittadini ma credo che in questo contesto e in questi termini sia da ripensare”.
Ora l’intero deposito Eni di Calenzano dove c’è stata l’esplosione è stato posto sotto sequestro dalla procura di Prato per svolgere le indagini tecniche necessarie e stabilire le cause dello scoppio alle pensiline di carico. Eni, si apprende da fonte inquirente, ha chiesto di intervenire per smaltire correttamente acque potenzialmente inquinanti, ma tutta l’attività di approvvigionamento, stoccaggio e distribuzione carburanti “deve restare ferma” fino a che sarà necessario. Intanto, in merito alle molteplici ipotesi che stanno emergendo rispetto a dinamica e cause dell’incidente, Eni conferma che “sta collaborando strettamente con l’autorità giudiziaria per individuare quanto prima, in modo rigoroso tramite le opportune e approfondite verifiche tecniche, le cause reali dell’esplosione, delle quali è assolutamente prematuro ipotizzare la natura. Ogni informazione di dettaglio - conclude - sarà messa a disposizione da Eni alle autorità giudiziarie che stanno conducendo le indagini, anche a salvaguardia del segreto investigativo.
Sara Martano