Giovedì 19 settembre 2024, ore 12:04

Trasporti

Dimissioni all'Atm: stipendi troppo bassi

Fino a qualche anno fa un posto di lavoro in Atm era considerato una sorta di assicurazione sulla vita. Essere assunti dall’azienda del trasporto pubblico milanese era anche motivo di orgoglio. Il “manetta” (in dialetto il conducente del tram), al pari del “ghisa” (il vigile urbano), apparteneva alla simbologia della città. Oggi non è più così: complice il carovita (ma non solo), si sta assistendo ad una fuga verso altri lidi: nel primo semestre del 2024 sono state ben duecento le persone che hanno rassegnato le dimissioni, una media di oltre 30 al mese. E il ricambio è difficoltoso. 

“Io sono arrivato dal sud nei primi anni ’90 per lavorare in Atm - osserva il segretario generale della Fit Cisl Lombardia, Giovanni Abimelech -, e con lo stipendio di allora sono riuscito a comprare casa e mettere su famiglia. Oggi è quasi impossibile e in tanti arrivano a rinunciare ad un posto sicuro, anche a pochi mesi dall’assunzione, spostandosi nel privato o cambiando professione”. 

A mancare sono soprattutto gli autisti (ne occorrerebbero almeno 300), ma anche il personale di stazione. La relazione al bilancio 2023 ha evidenziato il calo degli organici degli ultimi anni: dai 10.468 dipendenti del 2021 ai 10.331 del 2023, ma il trend si sta accentuando in negativo. In quel periodo si sono registrati 743 “esoneri” (tra dimissioni, prepensionamenti e altro) a fronte di 601 assunzioni (tutte nel 2023). Nel complesso l’anno scorso il tasso di turnover in entrata è stato del 5,8%, quello in uscita del 7,2%. “Non riusciamo a coprire il turnover - ha dichiarato al quotidiano ‘la Repubblica’, il direttore generale di Atm Arrigo Giana -, le uscite per pensionamento o dimissioni non riusciamo a rimpiazzarle con nuove assunzioni”.

A pesare è soprattutto lo stipendio basso (si parla di una media di 1.500 euro al mese), che non consente di trovare casa e vivere decorosamente in città. Una ricerca della Cisl milanese e Bibliolavoro ha rilevato che anche tra gli iscritti al sindacato si fa molta attenzione ai prezzi dei beni alimentari, si taglia sui consumi energetici, si ricorre a prestiti, si sacrificano le spese legate al tempo libero, e c’è anche chi è costretto a ritardare il pagamento di mutui e bollette o rinuncia a curarsi. Non solo: cala la quota di salario messa da parte mensilmente, aumenta il ricorso ai risparmi in banca, preoccupa l’eventualità di dovere fare fronte ad impegni economici imprevisti.

“L’aumento degli stipendi - aggiunge Abimelech - passa dal rinnovo del contratto nazionale e da interventi nella contrattazione aziendale: alle istituzioni chiediamo di impegnarsi per trovare le risorse economiche necessarie. Il 9 settembre Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti, Faisa Cisal e Ugl Autoferro hanno indetto uno sciopero di 8 ore per denunciare lo stallo delle trattative”. 

Ma “i soldi” non sono tutto. Un’indagine della Cisl Lombardia (“Dentro l’epoca della Great resignation”) ha evidenziato che ad incidere sulle dimissioni sono anche la qualità della vita in azienda, quindi lo stress correlato, il clima interno, le relazioni con i colleghi, le difficoltà a conciliare il lavoro con il tempo libero. Per la Fit Cisl servirebbe uno scatto in avanti della contrattazione aziendale. Ad esempio bisognerebbe rompere alcuni tabù, a cominciare dall’implementazione di un nuovo modello di turnazione (l’attuale è basato su turni rotativi pesanti, con copertura del servizio h. 24/365 giorni l’anno) più coerente con le necessità delle famiglie. Ma occorre agire anche su altri temi come la sicurezza (non si contano più le aggressioni verbali e fisiche a danno del personale), la partecipazione, la formazione continua. 

“Alcuni aspetti della normativa del settore risalgono al 1931 - conclude Abimelech -: mentre la società discute di intelligenza artificiale, questo mondo rimane pietrificato in una organizzazione del lavoro parzialmente regolata da un decreto del Re! Prossimamente coinvolgeremo i nostri iscritti in un confronto sulle nuove necessità di chi lavora in Atm”. I buchi negli organici hanno avuto una ricaduta sul servizio. L’azienda è stata costretta a ricalibrare gli orari delle corse dei mezzi di superficie, con un inevitabile aumento dei tempi di attesa. La speranza è nelle nuove assunzioni. Le attività di reclutamento hanno portato a circa 400 candidature di soli autisti, che hanno iniziato il percorso di formazione. Una ottantina sono prossimi all’inserimento. 

Mauro Cereda
 

( 3 settembre 2024 )

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