Nel 2023 le 252 aziende dell’industria ceramica italiana, che occupano 26.211 addetti, hanno fatturato oltre 7,5 miliardi. I ricavi tuttavia sono stati in calo rispetto al 2022. Il fatturato delle piastrelle, il comparto più importante, è sceso da 7,2 a 6,2 miliardi (-14,1%). Soffrono anche tutti gli altri comparti. A dare la panoramica della situazione del settore è Confindustria Ceramica prima dell’assemblea che ha eletto il nuovo presidente per il biennio 2024-26 Augusto Ciarrocchi.
Nel dettaglio nel settore delle piastrelle sono 125 le aziende presenti sul territorio italiano, che nel corso del 2023 hanno prodotto 373,7 milioni di metri quadrati (-13,3% sull’anno 2022), e dove sono occupati 18.432 addetti diretti, in leggera flessione rispetto all’anno precedente. Le vendite complessive sono state di 369,2 milioni di metri quadrati (-17,8%). Le vendite in Italia superano gli 84,4 milioni di metri quadrati (-8,9%) mentre l’export si attesta 284,8 milioni di metri quadrati (-20,1%). Il fatturato totale delle aziende italiane di piastrelle sfiora i 6,2 miliardi di euro (-14,1%), che provengono per 5 miliardi dalle esportazioni (-15,4%; quota del 82% sul fatturato) e per 1,1 miliardi di euro da vendite in Italia. Gli investimenti a 474 milioni di euro, in crescita del 7,4% sul 2022, e con una quota del 7,7%.
Diversi i temi sottolineati da Confindustria Ceramica a partire dal rispetto delle regole del Fair Trade. L’attenzione è rivolta all’India, che continua a crescere sui mercati europei mentre negli Stati Uniti, pochi giorni fa, le autorità competenti hanno considerato ammissibile la domanda di dazi antidumping sull’import indiano compresi tra il 400% e l’800%. In Europa questi sono inferiori al 10%, totalmente insufficienti per contrastare la concorrenza. Gli imprenditori poi chiedono un nuovo piano casa che possa dare risposte alla richiesta di affitti calmierati per studenti e lavoratori fuori sede, ma anche per cominciare ad immaginare uno sviluppo verticale delle città, superando gli attuali limiti normativi. La conversione in legge del Decreto Salva Casa, qualora riduca le superfici e le altezze necessarie per ottenere l’abitabilità, potrebbe avviare il mercato della ristrutturazione grazie a interventi su sottotetti e seminterrati.
Sul tavolo c’è anche il tema dell’energia che rappresenta un fattore particolarmente critico per la competitività. Per Confindustria Ceramica drammatico è il meccanismo degli ETS, “un sistema che per l’industria ceramica italiana - i cui siti rappresentano il 10% del numero totale con l’1% delle emissioni - è totalmente incapace di promuovere un reale percorso di decarbonizzazione. Le quotazioni della CO2 sono fatte dalla speculazione finanziaria che “prezza” un’alternativa tecnologica al gas naturale che oggi non esiste, per indisponibilità di combustibili green alternativi o per costi di 3-4 volte superiori. ETS è un meccanismo che ha previsto, per le imprese europee più esposte al rischio di delocalizzazione, la possibilità di compensare parzialmente i maggiori costi dell’energia elettrica indotti dal sistema, misura disattesa dall’attuale Commissione europea per l’industria ceramica”. Segnali positivi sulla volontà di superare criticità vengono dai decreti attuativi relativi alle misure per la Transizione 5.0.
Sara Martano