Ulteriori incentivi all’esodo volontario e percorsi di outplacement a carico dell’azienda. Nuovo accordo in Benetton Group fra i sindacati di categoria e i vertici aziendali per far fronte alla grave crisi che sta attraversando la storica impresa di abbigliamento della provincia di Treviso. Il totale delle perdite accumulate dal 2013 ad oggi arriva a un miliardo e 600 milioni di euro.
Una parte della strategia del nuovo amministratore delegato Claudio Sforza è ormai definita: esodi agevolati per ridurre la forza-lavoro, contratti di solidarietà, chiusura di negozi. “La preoccupazione - dichiara Gianni Boato, segretario generale della Femca Cisl Belluno Treviso - resta rivolta ai lavoratori che rimarranno e che dovranno essere adeguatamente formati e ricollocati all’interno del nuovo progetto aziendale, che prevede importanti tagli ai costi, con lo scopo di eliminare le situazioni non profittevoli, come i 500 negozi chiusi nel mondo che hanno generato crediti inesigibili per circa 160 milioni di euro. Il progetto include anche un’analisi relativa alla possibilità di proseguire o meno con lo sviluppo del prodotto industrializzato nelle fabbriche di proprietà europee o del Mediterraneo e un progressivo spostamento della produzione verso il segmento commercializzato dal Sud-est asiatico”. La chiusura del sito produttivo in Tunisia lascia infatti presagire uno sbilanciamento importante verso il commercializzato, ovvero la produzione in outsourcing dei capi, e un ridimensionamento rilevante dell’industrializzato, cioè della produzione in fabbriche di proprietà: “questo - spiega il sindacalista della Femca - sarebbe un tradimento del Dna Benetton e dei dipendenti che lavorano nell’industrializzato”.
L’accordo firmato nelle scorse settimane prevede aumenti fino al 30% agli incentivi all’uscita volontaria concordati nei mesi passati. Il che significa la possibilità per i lavoratori di uscire con un incentivo che può arrivare fino a 70 mila euro, sulla base dell’anzianità. Previsti anche percorsi di outplacement del valore di 4.000 mila euro a carico dell’azienda, ma anche l’opportunità, per un massimo di 20 dipendenti, di un impiego di 12 mesi con un’agenzia di lavoro interinale.
“L’accelerazione del cambiamento e le difficoltà finanziarie - prosegue Boato - hanno messo in difficoltà gli accordi precedenti, ma siamo riusciti a mantenere fermo il limite di solidarietà individuale massimo al 40%, il che significa che fino al 28 febbraio, data in cui scadrà l’accordo, nessun lavoratore potrà essere coinvolto in più di due giorni di solidarietà. Sono però preoccupanti le intenzioni dell’azienda, che ha dichiarato che se si vorrà discutere ancora di contratto di solidarietà, dal 1° marzo dovrà interessare la totalità dei dipendenti e si ragionerà di percentuali medie di solidarietà, con conseguente decadenza del limite personale”. “Come sindacati - conclude il rappresentante della Femca territoriale - continuiamo a lavorare per mantenere viva la possibilità di accordi difensivi che tutelino i posti di lavoro, promuovendo al contempo uscite incentivate per offrire opportunità a chi oggi desidera lasciare l’azienda”.
Federica Baretti