Si è svolto nel Kartuizer Centre di Bruxelles, dopo due anni di lavoro e cinque workshop internazionali, l’incontro conclusivo del progetto europeo EATS - Empowering Agri-Food Chain Through Social Dialogue, con la partecipazione dell’EFFAT, Federazione europea dei sindacati alimentari, e i rappresentanti dei partner del progetto tra cui CNR-Irpps, Fondazione Adapt, Coldiretti, Fondazione Fai-Cisl Studi e Ricerche, Anolf Puglia e Cuneo, Confederdia, Terra Viva, sindacati agroalimentari di Francia, Macedonia del Nord, Grecia, Bulgaria, Spagna. Cofinanziato dalla Commissione Europea e coordinato dalla Fai-Cisl, il progetto si è avvalso di un approfondimento sullo stato dell’arte del dialogo sociale europeo nei diversi paesi membri e su alcune priorità come la partecipazione, l’integrazione dei lavoratori stranieri, l’aggregazione delle aziende e la loro organizzazione in filiera, la domanda di maggiore confronto con le istituzioni. “Il dialogo sociale ha detto Vincenzo Conso, Presidente della Fondazione Fai-Cisl Studi e Ricerche, che ha curato una parte delle linee guida finali redatte dai partner in otto lingue - si conferma come un motore del processo di integrazione europeo: il protagonismo del sindacato è indispensabile per costruire soluzioni con cui perseguire il bene comune e costruire un’Europa più giusta, equa, sociale, finalmente riconoscibile dai lavoratori”. Il progetto ha messo in rilievo il bisogno di un modello organizzativo partecipativo che abbia un respiro europeo, però manca un quadro comune di norme che faccia da supporto alle diverse esperienze positive sperimentate in diversi contesti nazionali. Eppure le buone pratiche non mancano, come nel caso del Comitato di dialogo sociale settoriale per l’agricoltura e l’industria alimentare, creato nel 1999 e composto dalla Geopa-Copa e dall’EFFAT, la prima in rappresentanza dei datori di lavoro mentre la seconda è membro della Confederazione europea dei sindacati dei lavoratori. Nel Comitato vengono affrontate le priorità per il settore, tra le quali, ha sottolineato Claudia Merlino, Vicepresidente della Geopa-COPA, “oggi c’è sicuramente la domanda di manodopera spesso irreperibile, che ci sfida a lavorare soprattutto su quattro fronti: riqualificare le competenze, narrare in modo più realistico il settore, valorizzare il lavoro dei migranti e agevolare il dialogo sociale con contenuti, conoscenza, fatti concreti”. Temi condivisi anche dai sindacati dei lavoratori, che però guardano con preoccupazione al crescente populismo: “La storia – ha detto Claes-Mikael Stahl, Deputy General Segretary dell’ETUC – dimostra che il potere va condiviso e che il dialogo sociale è determinante per risolvere i problemi, oggi invece diversi governi stanno puntando a indebolire i sindacati e limitare i diritti: il nostro impegno deve proseguire per conquistare maggiori tutele, come sta facendo ad esempio l’EFFAT chiedendo al Parlamento europeo regole più stringenti sui subappalti”. Ha concluso l’iniziativa il Segretario nazionale della Fai-Cisl Mohamed Saady: “Questo progetto – ha detto – ha stabilito una base di ricerca e divulgazione sfidante, che con le linee guida redatte può realmente implementare la catena del valore nelle filiere europee a sfavore dei fenomeni di sfruttamento e lavoro nero”. Il sindacalista ha ricordato anche il caso di Satnam Singh, bracciante indiano deceduto a Latina: “Un evento di disumano sfruttamento che non dovrà mai più accadere. Vanno incrementati gli strumenti di partecipazione dei lavoratori, inoltre va condivisa la nostra lotta per valorizzare gli enti bilaterali anche per innovare la gestione del mercato del lavoro agricolo”.
Rossano Colagrossi