Segretario Monticco, il 2024 si è appena concluso, parlando di bilanci di fine anno, qual è la situazione del Friuli Venezia Giulia dal punto di vista dell’occupazione e del lavoro?
Il Friuli Venezia Giulia è senz’altro una regione complessivamente virtuosa sotto diversi punti di vista, e sicuramente agevolata da una posizione geografica di grande privilegio. Una posizione baricentrica rispetto alle grandi intersezioni europee, che è sempre stata fatta valere come un forte elemento di competitività, basti pensare, a titolo esemplificativo, alle performance del porto di Trieste: nonostante la crisi del Mar Rosso, nei primi otto mesi del 2024, lo scalo giuliano ha, infatti, registrato una crescita di traffico del 6,5%, per un totale di 39,2milioni di tonnellate movimentate. Grande attenzione è, poi, data al tema del lavoro, come dimostra anche la sostanziale tenuta del mercato. Se, però, ci addentriamo in analisi più sottili, ci sono sicuramente diverse criticità che vanno affrontate e messe sul tavolo delle priorità. La prima riguarda proprio l’occupazione perché pur essendo vero che questa sta crescendo, soprattutto per quanto riguarda la componente femminile, è altrettanto vero che i salari restano bassi e questo è un problema con forti riverberi sociali. Secondo l’Osservatorio regionale, nei primi nove mesi di quest’anno gli occupati sono 527mila 541, in aumento dell’1,7% rispetto allo stesso periodo di riferimento nel 2023. Cresciamo in linea con il dato nazionale e in maniera superiore sul NordEst, fermo allo 0.7%. Però siamo di fronte ad un paradosso: abbiamo un tasso record di occupati e di assunzioni, ma le ore di lavoro e i salari sono sempre più bassi. In Fvg il reddito medio annuo è di circa 25mila euro e alcune disparità ci preoccupano molto: a guadagnare meno sono le donne (17mila euro), i giovani tra i 20 e i 34 anni (13mila euro) e i lavoratori a tempo determinato (11mila euro). Altra criticità è data proprio dall’aumento di 4 punti percentuali del lavoro a termine, eppure registriamo una carenza di manodopera, con una forte domanda di lavoro che non viene soddisfatta, un po’ in tutti i comparti, dalle costruzioni ai servizi. Ecco, diciamo che la cornice è buona, ma la fotografia è a chiaro-scuri.
Il problema dei salari bassi è un problema che ha forti riverberi sociali. Qual è la situazione sociale del Friuli Venezia Giulia?
Purtroppo le sacche di povertà, soprattutto dal Covid in poi, si sono allargate e questo ci preoccupa molto perché accanto alla povertà “nota”, se ne è aggiunta una nuova, quella, cioè, di chi possiede un lavoro, ma risulta sottopagato o comunque con stipendi troppo bassi per consentire una vita dignitosa. Dicevo prima che il reddito medio annuo in Fvg è di circa 25mila euro, ma se andiamo a prendere i dati del nostro Caf Cisl ci accorgiamo che delle quasi 52.000 dichiarazioni ISEE prodotte, il 45,15% delle stesse attesta una fascia reddituale al di sotto dei 15.000 euro annui, con quasi 8mila famiglie composte da più di due componenti. Tra quelle con meno di 6.000 euro di ISEE i nuclei monopersonali sono in regione pari al 45,5%. Ritengo che per affrontare questa situazione il punto di partenza comune dovrebbe essere quello del lavoro, il cui paradigma va cambiato al suo interno, andando a rivedere il tema del salario e quello della gestione dell’orario di lavoro, in senso ampio e generale, iniziando almeno a pensare, anche con l’ausilio dell’intelligenza artificiale, di passare, almeno in alcuni settori e dove possibile, dall’orario agli obiettivi. Oggi le dinamiche del lavoro devono trovare delle risposte alle necessità salariali, a quelle conciliative, a quelle delle legittime prospettive personali molto più di prima: e non è solo un problema determinato dalla crisi o dal Covid, ma è un riscontro ad un mutato assetto della società, e quindi alle nuove necessità delle persone. Contrattualmente forse dovremo tutti pensare, organizzazioni sindacali comprese, che oltre alle “dinamiche classiche” delle crisi, delle multinazionali, delle delocalizzazioni, della precarietà, vanno affrontati altri temi, che riguardano le problematiche attuali: il salario, dove ci deve essere una certezza contrattuale sia per i rinnovi dei contratti nazionali che per l’estensione dei contratti aziendali; l’orario di lavoro, passando per una complessiva partecipazione dei lavoratori alla vita della impresa stessa. Forse ripartire dal lavoro e da un nuovo quadro di relazioni industriali e contrattuali, potrebbe essere una prima risposta ai temi della povertà e con essa ad un’idea di società più solidale ed inclusiva, segnalando inoltre quelle casistiche più gravi dove è necessario un intervento più di natura assistenziale.
Le nuove tecnologie, l’intelligenza artificiale che ruolo pensa avranno o quanto impatteranno anche nel vostro mercato del lavoro?
Questo dipenderà da quanto saremo capaci di definire gli spazi anche e soprattutto attraverso la contrattazione e la costruzione di nuove relazioni industriali. A mio modo di vedere, la lettura che possiamo avere dell’intelligenza artificiale, è ancora aperta ed ambivalente: se da una parte, c’è certamente la preoccupazione legata all’occupazione, dall’altra vi è anche l’interesse a fare in modo che l’AI - anche attraverso una contrattazione leale ed aperta con i datori di lavoro, e una forte partecipazione dei datori di lavoro ai processi e alle dinamiche delle aziende - possa diventare uno strumento alleato del mondo del lavoro: penso, per esempio, alle sue caratteristiche predittive applicata al contesto della sicurezza sul lavoro, ma anche alla capacità di organizzare il lavoro in modo funzionale alla produzione, ma anche al benessere dei lavoratori, partendo da una migliore conciliazione dei tempi di vita e di lavoro. Ben venga, dunque, il Protocollo d’intesa, recentemente sottoscritto su impulso della nostra Femca Cisl Fvg con Confindustria Alto Adriatico con l’obiettivo di trovare un punto di mediazione sull’utilizzo dell’AI e di regolamentarla assieme, sindacato e datore di lavoro. Credo che esperienze di questo tipo vadano assolutamente valorizzate e se possibile, replicate. Altra cosa certa è che anche il noi come sindacato dovremo aggiornare dovremo aggiornare il nostro bagaglio di conoscenze per essere pronti a contrattare cose nuove, definire nuovi spazi e nuove tutele, difendere un lavoro dai connotati in parte diversi.
Propositi per il 2025?
Sarà l’anno del congresso e mi auguro che anche durante questo momento fondamentale dell’Organizzazione si possano affrontare assieme alle categorie e ai territori i grandi temi che ci aspettano e di conseguenza attrezzarci alla sfida di essere ancor di più un Sindacato attuale, capace di stare nei cambiamenti. In questa discussione ritengo che debbano essere pienamente coinvolte anche le nostre prime linee: quest’anno come Cisl regionale e in collaborazione con le Federazioni, abbiamo messo in formazione permanente circa 120 delegati di tutti i comparti, pubblico e privato. E’ stata un’esperienza straordinaria, sfidante ed emozionante, che ci ha permesso di crescere complessivamente come Organizzazione e, passatemi l’espressione, di fare un bagno di realtà dentro i luoghi di lavoro. Credo che questo sia indispensabile. Ed è il proposito anche per il nuovo anno. Approfitto infine, parlando del 2025, per invitare tutti voi a venirci a trovare e partecipare a GO2025, la capitale europea della cultura che vede assieme, unite, a celebrare anche la storia della regione, la nostra Gorizia e la slovena Nova Gorica.
Mariateresa Bazzaro