Mercoledì 15 gennaio 2025, ore 16:35

Libri

Un viaggio-inchiesta nella voglia di riscatto

di MARIA LUCIA SARACENI

Nel Sud si moltiplicano da tempo segnali di rinascita: civile, sociale ed economica. Come quelli che arrivano da Caivano, dove nell’ul timo anno, a seguito dell’ac corato appello di don Maurizio Patriciello, è tornato lo Stato: nel Parco Verde è rinato il centro sportivo che era diventato una discarica frequentata da tossicodipendenti e spacciatori; è stato creato un polo universitario con due facoltà, sono state potenziate le scuole, sono arrivati i vigili urbani e gli assistenti sociali. Una realtà che il Presidente Mattarella ha toccato con mano nella sua visita a sorpresa lo scorso 5 gennaio.

Il modello Caivano può essere replicato. Pochi giorni prima, e a poca distanza, con l’allon tanamento degli ultimi 11 nuclei familiari che vivevano nella Vela Rossa si è concluso lo sgombero delle Vele di Scampia. L’area sarà ora interessata dalle demolizioni e dalla costruzione dei nuovi alloggi. Operazioni già programmate ma accelerate a seguito del crollo verificatosi il 22 luglio scorso nella Vela Celeste, dove persero la vita tre persone, altre 11 rimasero ferite, 800 le famiglie sfollate.

E proprio da Scampia parte il viaggio-inchiesta di Salvo Guglielmino, responsabile nazionale dell’informazione della Cisl, documentato nel libro “L’altro Sud” edito da Rubbettino. Proprio tra le Vele Guglielmino ha colto e restituito la “voglia di riscatto” di una comunità che ha spinto con forza per una battaglia di riqualificazione del territorio anche in nome di Roberto, Patrizia e Margherita, le tre vittime del crollo, come sollecitava la frase scritta con spray viola e nero sui muri sgretolati della Vele Celeste.

Voglia di riscatto incarnata da storie come quella di Elvira Quagliarella, che a Scampia ha insegnato per 40 anni creando progetti di inclusione, offrendo le stesse opportunità educative e riducendo così le diseguaglianze sociali.

D’altra parte è proprio nel basso livello di istruzione e nelle varie forme di povertà che ha sempre prosperato la criminalità organizzata alimentando il clima di illegalità nelle regioni meridionali. Ed è questo il fattore principale che consolida i ritardi del Mezzogiorno rispetto ad altre aree del nostro Paese e dell’Europa. Negli ultimi 20 anni, ricorda Guglielmino, circa due milioni e mezzo di persone hanno lasciato le regioni meridionali, prevalentemente giovani e donne con alta scolarizzazione. Una emigrazione di massa, simile a quella dei primi anni del ’900, legata alle difficoltà di trovare un lavoro sicuro, di qualità e ben retribuito; ed anche a investimenti insufficienti, rete di trasporti inadeguata, servizi sanitari non all’altezza.

Ma non tutto al Sud è fermo, anche in termini di qualità e competitività. Negli ultimi anni sono nate migliaia di aziende piccole e grandi in tutti i settori produttivi, si è estesa e rafforzata la rete di solidarietà della società civile, costituita da sindacati, associazioni, terzo settore, società sportive. Nel 2024, per il secondo anno consecutivo, il Mezzogiorno è cresciuto più della media del Centro Nord. C’è insomma un Sud che va avanti. Un altro Sud, appunto, che testimonia qualcosa di diverso dal solito dolente racconto. Raccontare il buono, come fa Guglielmino, non è operazione che intende mascherare il molto che ancora non va; ma per trasferire la fiducia per fare quello che ancora va fatto. Far sapere, per esempio, che il maggior avanzamento dei cantieri del Pnrr si sta verificando proprio nel Mezzogiorno; che il territorio del G7 col maggior sviluppo è la Puglia; che l’export manifatturiero di Napoli supera in volume quello dell’Emilia Romagna; che le tre principali regioni del sud nel 2023 hanno realizzato un Pil che non solo è superiore a quello nazionale, ma è anche il doppio della Francia e il quadruplo della Germania. Ogni regione del Sud ha le sue storie di successo. Ad esempio in Calabria l’Università di Cosenza vanta il più grande campus d’Italia, 25 mila studenti di 64 Paesi diversi, e una crescita delle iscrizioni del 23%.

Sempre in Calabria si produce il 34% dell’olio d’oliva nazionale. Ci sono realtà dinamiche come la Hitachi, che produce vagoni per la metro di Copenaghen e di Milano; o la Callipo tra i migliori produttori di tonno d’Europa, che da 40 anni resiste anche a minacce e attentati della ndrangheta senza mollare di un passo. Nel Fucino la coltivazione di patate pregiate si affianca allo Space center di Leonardo-Thales, il più importante centro spaziale civile al mondo, una mini Cape Canaveral nel cuore dell’Abruzzo.

E ad Agnone, da otto secoli si fanno le migliori campane del mondo. A Campobasso proliferano start up tecnologiche (in generale al Sud nasce il 28% di tutte le iniziative imprenditoriali di giovani). Ad Altamura si sfornano ogni giorno centinaia di quintali di pregiato pane pugliese distribuito poi in duemila punti vendita. In Basilicata, oltre alla Fiat di Melfi, il primo grande insediamento industriale iniziato dal prato verde, c’è anche un caso di opera infrastrutturale di successo: la strada che collega la Val d’Agri con la Calabria, 6 viadotti, 2 gallerie, 3 svincoli, 125 milioni di investimento, dieci anni di lavori con un solo incidente verificatosi in questi cantieri.

Quanto alla Sicilia, regione nativa dell’Autore, riflettori sul polo tecnologico di Catania e sul vecchio porto turistico di Palermo, ristrutturato e trasformato da discarica a luogo di aperitivi e di passeggio. Il viaggio di Guglielmino finisce in Sardegna con la segnalazione, tra le altre, della svolta di Arbatax che dopo la scomparsa della seconda cartiera più grande d’Europa sta vivendo una fase di crescita economica grazie al turismo e a decine di imprese che investono e insediano qui le loro produzioni di eccellenza. Nel sottotitolo del libro Guglielmino definisce i tanti protagonisti della sua inchiesta “eroi del quotidiano’’. E sono proprio loro a rappresentare la concreta speranza di cambiamento del Sud e a ridurre i tanti divari ancora esistenti.

( 15 gennaio 2025 )

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Raccontare il buono, come fa Guglielmino, non è operazione che intende mascherare il molto che ancora non va; ma per trasferire la fiducia per fare quello che ancora va fatto

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