Lunedì 1 luglio 2024, ore 0:29

Industria

Chimica: tra sfide green, formazione e competitività

I cambiamenti e le trasformazioni stanno impattando diversi campi del nostro sistema industriale. E anche il settore della chimica ha la necessità di attuare molte trasformazioni per non rimanere indietro. Sulla materia Conquiste ha intervistato il segretario nazionale del comparto chimico della Femca Cisl, Lorenzo Zoli.

Segretario come il settore della chimica sta affrontando la transizione ed in particolare quali sono le prospettive anche con lo sviluppo della chimica verde?
Transizione energetica, tecnologico-industriale e ambientale. Queste sono le tre importanti matrici di trasformazione che stanno cambiando il mondo della chimica. Centrale è, come per altri ambiti, la ricerca di approvvigionamenti energetici economicamente più sostenibili. Le aziende di settore guardano all’energia nucleare di nuova generazione e intanto rispondono con risparmi energetici, cogenerazione, sfruttamento di processi tecnici e industriali volti al recupero termico, elettrico e di minor consumo. Senza considerare lo sviluppo di tutto il ciclo dell’idrogeno, che si genera anche nella chimica di base e nella raffinazione. C’è poi un piano tecnologico-digitale che coinvolge la gestione organizzativa, tra intelligenza artificiale e algoritmi che stanno modificando i processi produttivi e il modo di gestirli. Altra tecnologia chiave è il riciclo chimico: attraverso la pirolisi si convertono i rifiuti plastici in materia prima per produrre nuovi materiali, con minori emissioni di gas serra. Pensiamo al progetto Eni Hoop a Mantova o alla tecnologia MoReTec di LyondellBasell, in grado di creare nuove prospettive alla Chimica di base. L’ambito più innovativo è quello della chimica verde: le bioplastiche, come il Mater-Bi di Novamont - di cui sono composti i nostri sacchetti della spesa - insieme all’uso degli oli esausti civili, rappresentano il futuro del settore.

La questione della sostenibilità ambientale è molto importante. In che modo il comparto può essere sostenibile? Può farci qualche esempio virtuoso in tal senso?
In questo comparto la sostenibilità ambientale è legata a doppio filo alla continuità produttiva. Il settore è stato colpito duramente in passato da forti ristrutturazioni e oggi siamo di nuovo in una fase di cambiamento. Se vuoi fare chimica, devi essere sostenibile, consumare meno acqua ed energia, ma anche avere minori oneri produttivi, in particolare sul costo per tonnellata delle emissioni regolato dal sistema ETS (Emission Trading System), in costante aumento: 10 anni fa era di 18 euro, oggi è a 100, per questo è vitale lavorare sull’abbassamento delle emissioni. Quasi tutti i petrolchimici hanno certificazioni di sostenibilità, quelli più avanzati vantano una registrazione EMAS (Ravenna), molti siti stanno lavorando per migliorare la propria sostenibilità, soprattutto sull’utilizzo dell’acqua. Il polo di Ferrara, grazie a un finanziamento di 43 milioni di euro, farà del suo impianto idrico il più grande intervento di recupero e riutilizzo delle acque industriali in Italia e uno dei primi in Europa, con una riduzione di oltre il 50% dei prelievi dal Po. Investimento analogo, per un progetto sempre di recupero acque, c’è sullo stabilimento Syensquo (ex Solvay) di Spinetta Marengo (Alessandria).

Anche il tema salute e sicurezza è fondamentale in questo settore. Che tipo di protocolli si attuano nelle aziende chimiche?
Tra sostenibilità ambientale e salute e sicurezza sul posto di lavoro c’è un forte legame. La maggior parte delle imprese (il 63% del fatturato della chimica in Italia) partecipa al Protocollo Responsible Care, nel quale siamo coinvolti come organizzazioni sindacali. Si premia chi investe e migliora i parametri di salute e sicurezza, ambiente ed economia circolare. In azienda sei dentro a un sistema complesso, dove i processi di conoscenza, coinvolgimento e partecipazione sono imprescindibili (sistema di segnalazioni near miss, accident e incident). Questo approccio costruttivo pervade anche le relazioni industriali. Vi sono ambienti fortemente tecnologizzati, in cui abbiamo dovuto gestire l’introduzione di dispositivi innovativi, proteggendo al contempo la privacy dei lavoratori: pensiamo ai geolocalizzatori che monitorano le funzioni vitali di una persona, attivando in caso procedure d’emergenza. Il nostro obiettivo è diffondere cultura della sicurezza. Attraverso la sottoscrizione di numerosi protocolli sugli appalti e l’introduzione nel Ccnl del responsabile salute e sicurezza di sito (Rlssa), cerchiamo di proteggere i lavoratori diretti e la catena degli appalti e dei subappalti, ove il rischio di incidente è più frequente.

Quanto conta in questo contesto il rapporto tra imprese e organizzazioni sindacali? E quale tipo di interventi sollecitate?
Il rapporto di solide relazioni industriali improntate al rispetto reciproco costituisce parte integrante della nostra dinamica. Le migliori best practices della contrattazione di II livello trovano spazio nella contrattazione nazionale. Alla base di tutto c’è un sistema improntato sul dialogo continuo. Attraverso gli Osservatori e l’utilizzo delle linee guida contrattuali salvaguardiamo la specificità delle aziende. L’ottica è comunque per tutti quella di un miglioramento costante. Questo nostro approccio alle relazioni industriali è improntato su un modello partecipativo. Anche così sosteniamo la proposta della Cisl che il Parlamento ha recentemente voluto far propria. Cerchiamo il più possibile di entrare nei piani industriali delle imprese e indirizzare gli investimenti. Rafforziamo la democrazia economica nelle decisioni aziendali, miglioriamo il benessere dei lavoratori e al contempo la produttività.

Quali sono le richieste che avanzate al Governo affinché il comparto sia sostenuto in una vera e propria trasformazione, senza nessuna ricaduta occupazionale?
Meno di un mese fa, come organizzazioni sindacali, insieme a Federchimica e Unionchimica, abbiamo formulato al Governo diverse proposte su investimenti e agevolazioni, sistema normativo, costi energetici, infrastrutture e logistica, competenze e dimensione sociale rappresentata dall’industria chimica. Chiediamo un impegno forte sull’istituzione di un Fondo per la Chimica Circolare e Sostenibile presso il Mimit, che agisca da piattaforma unica sui finanziamenti per le imprese, permettendo anche alle Pmi di accedere più facilmente alle risorse. Dobbiamo essere consapevoli che l’industria chimica è fondamentale per tutto il Made in Italy, un fattore moltiplicativo di sviluppo per l’intero tessuto industriale e di crescita economica complessiva del Paese. In questo quadro, grandi innovazioni convivono con grandi incertezze sulla chimica di base. Attendiamo a breve il piano industriale di Versalis, ma deve essere chiaro che il Governo non potrà sottrarsi, in caso di un eventuale processo di revisione della struttura industriale, al confronto con il sindacato sulla strategicità del sistema chimico italiano.

Sara Martano

( 6 giugno 2024 )

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