Martedì 3 dicembre 2024, ore 18:50

Riforme 

Autonomia differenziata, Consulta: sì, ma non così 

La questione di costituzionalità dell'intera legge sull’autonomia differenziata è ”non fondata”. Ma stop a sette profili: dai Lep, i livelli essenziali di prestazione, alle aliquote sui tributi. La decisione della Corte costituzionale è arrivata al secondo giorno di camera di consiglio, che si è riunito dopo la maxi udienza pubblica di martedì. C'è stata una discussione ampia e articolata e si è arrivati a una piena condivisione che ha portato a un accordo senza spaccature. La sentenza verrà depositata nelle prossime settimane e peserà inevitabilmente anche sui quesiti referendari. Non tanto su quello abrogativo della legge ma sugli altri che la Cassazione stessa potrebbe riformulare oppure dichiarare superati.
La Consulta ha dunque accolto parzialmente i ricorsi delle quattro Regioni guidate dal centrosinistra (Campania, Puglia, Sardegna e Toscana) che hanno impugnato la legge Calderoli. Da qui l'invito al Parlamento a ”colmare i vuoti” che ne derivano.
Tra i sette profili della legge ritenuti incostituzionali c’è la previsione che sia un decreto del presidente del Consiglio a determinare l’aggiornamento dei Lep. Bocciato anche il conferimento di una delega legislativa per la determinazione dei Lep sui diritti civili e sociali senza idonei criteri direttivi con la ”conseguenza che la decisione sostanziale viene rimessa nelle mani del Governo, limitando il ruolo costituzionale del Parlamento”. Stop inoltre alla possibilità di modificare, con decreto interministeriale, le aliquote della compartecipazione al gettito dei tributi erariali, prevista per finanziare le funzioni trasferite in caso di scostamento tra il fabbisogno di spesa e l'andamento dello stesso gettito perché ”potrebbero essere premiate proprio le regioni inefficienti che - dopo aver ottenuto dallo Stato le risorse finalizzate all'esercizio delle funzioni trasferite non sono in grado di assicurare con quelle risorse il compiuto adempimento delle stesse funzioni”. Ma al di là delle bocciature, comunque importanti, la Corte rimette al centro il principio di sussidiarietà. E sottolinea che la distribuzione delle funzioni legislativa e amministrative tra Stato e Regioni ”non deve corrispondere all'esigenza di un riparto di poteri tra i diversi segmenti del sistema politico”, ma deve avvenire ”in funzione del bene comune della società e della tutela dei diritti garantiti dalla nostra Costituzione”. È, dunque, ”il principio costituzionale di sussidiarietà che regola la distribuzione delle funzioni tra Stato e regioni". Per questo l'Autonomia "deve essere funzionale a migliorare l'efficienza degli apparati pubblici, ad assicurare una maggiore responsabilità politica e a meglio rispondere alle attese e ai bisogni dei cittadini”.
La sentenza ha come prevedibile scatenato le reazioni della politica. Dalla quale arrivano letture molto diverse.
Il ministro per gli Affari regionali e le Autonomie Calderoli parla di ”rivoluzione copernicana” per il sistema italiano e osserva: quelli indicati dalla Consulta ”sono esattamente gli obiettivi che vogliamo realizzare e che realizzeremo”. La Consulta, aggiunge Calderoli, ”ha chiarito in maniera inequivocabile che la legge sull'autonomia differenziata nel suo insieme è conforme alla Costituzione. Su singoli profili della legge attenderemo le motivazioni della sentenza, per valutare gli eventuali correttivi da apportare”.
Sulla stessa linea i governatori di centrodestra che puntano sul fatto che la legge sia ”costituzionale”'. Ma il presidente della Calabria, Roberto Occhiuto di Forza Italia ricorda di aver ”suggerito al Governo un surplus di riflessione e una moratoria sull'autonomia: oggi la moratoria, con molta più autorevolezza del sottoscritto, la impone la Corte Costituzionale”. E il suo partito rimarca che ”il rilievo della Consulta va nella direzione già indicata da Forza Italia che ha sempre sottolineato l'importanza di mettere in sicurezza e definire i Lep. Il percorso della riforma non si arresta”.
Al contrario, le opposizioni in blocco esultano sostenendo che la riforma è stata ”demolita” e che la ”secessione non ci sarà”. Soddisfatti i governatori delle quattro Regioni ricorrenti.
Dice la segretaria del Pd Schlein: ”Bastava leggere meglio la Costituzione per evitare questo ennesimo flop con una legge che ha dei profili di incostituzionalità”.
Per il costituzionalista ed ex parlamentare del Pd Ceccanti, dal comunicato della Consulta ”che non è ancora una sentenza”, emerge questa sintesi: ”Autonomia sì, ma non così”. Ed e una sintesi condivisa da Ceccanti che argomenta: ”Ci sono degli interrogativi che vale la pena affrontare. Il primo: che fine fanno i referendum, sono forse superati?”. Su di essi, sulla base della sentenza, dovrà esprimersi la Cassazione, in dialogo coi promotori, ”ma ad una prima impressione molto provvisoria i punti più contestati sono stati o direttamente colpiti dalla Corte o indirettamente, in via interpretativa. Si potrebbe quindi pensare che i quesiti siano superati e che non si debba votare su di essi”. Secondo punto: ”La Consulta non adotta la linea estrema di ritenere l'autonomia differenziata come di per sé incostituzionale, come se l'articolo 116 terzo comma violasse i princìpi supremi; però obiettivamente scardina alcune, non poche, delle modalità più discusse con cui quella legge lo aveva interpretato”. Terzo punto segnalato da Cewccanti: le incostituzionalità fatte proprie nella prima parte del comunicato, attenzione agli equilibri tra Regioni e tra Governo e Parlamento. ”Qui la preoccupazione è duplice, nel rapporto centro-periferia non si può pensare a trasferimenti in blocco che scardinerebbero l'equilibrio solidale, ma solo mirati, in quello Governo-Parlamento a preservare il secondo evitando che deleghe generiche o fonti secondarie ne svuotino il ruolo. Non si può insomma, ad esempio, richiedere in blocco 23 materie, non è coerente con l'assetto complessivo della forma di Stato”. Infine, le interpretazioni della seconda parte. "Attenzione al Parlamento e ai possibili divari tra i cittadini di diverse Regioni. Va preservato il potere di emendamento parlamentare, le leggi di autonomia non sono assimilabili a quelle non emendabili con le confessioni religiose diverse dalla cattolica, e ove ci siano materie senza livelli essenziali delle prestazioni la maggiore autonomia non potrà incidere sui diritti. Le notazioni sulle parti finanziarie discendono da queste preoccupazioni di fondo”.
Intanto, di fronte alle richiesta di dimissioni da parte delle opposizioni, Sabino Cassese, presidente del Clep - il Comitato per la determinazione dei Livelli essenziali delle prestazioni - fa sapere che il Clep ”è stato istituto con un decreto del presidente del Consiglio e cesserà alla data in cui prevede il decreto, ossia il 31 dicembre 2024”.
Giampiero Guadagni

( 15 novembre 2024 )

Lutto nella cultura

Buon viaggio, caro Giovanni

Si è spento Giovanni Sabbatucci. Da qualche anno non stava bene. Aveva raggiunto da poco gli ottanta. È stato mio compagno di banco alla scuola elementare...

  • Email Icon
  • Facebook Icon
  • Twitter Icon
  • Pinterest Icon
Commenta Icona

Magazine

Via Po Cultura

SOLO PER GLI ABBONATI

Via Po ha incontrato Angelo Floramo, autore di "Breve storia sentimentale dei Balcani" 

  • Email Icon
  • Facebook Icon
  • Twitter Icon
  • Pinterest Icon
Commenta Icona

Libri

Dove abitano le streghe

È attraverso la mediazione di Roma che noi conosciamo il mondo ‘ magico' degli antichi e del mito. Striges abitano la letteratura medievale in cui ancora viva era la poesia di Orazio, Apuleio e Lucano 

  • Email Icon
  • Facebook Icon
  • Twitter Icon
  • Pinterest Icon
Commenta Icona

FOTO GALLERY

© 2001 - 2024 Conquiste del Lavoro - Tutti i diritti riservati - Via Po, 22 - 00198 Roma - C.F. 05558260583 - P.IVA 01413871003

E-mail: conquiste@cqdl.it - E-mail PEC: conquistedellavorosrl@postecert.it