Via Po ha incontrato Angelo Floramo, autore di Breve storia sentimentale dei Balcani (Bottega Errante, 2024), in cui racconta l’anima malinconica, sanguigna, vagabonda, barbuta di quella che per troppo tempo è stata definita semplicemente “la polveriera d’Europa” e che scopriamo essere ogni giorno di più il tesoro, la miniera di un continente sempre più vecchio e stanco.
Che cosa ancora non sappiamo dei Balcani e questo libro dovrebbe farci scoprire?
I Balcani sono diventati, da qualche anno ormai, un argomento di gran moda: complice la cinematografia firmata da registi come Emir Kusturica o la musica travolgente di autori come Goran Bregović. Perfino la terribile guerra che portò al disfacimento della ex Jugoslavija ha alimentato l’interesse nei confronti di quelle regioni che ne furono, loro malgrado, le protagoniste, trasformandole spesso in veri e propri itinerari dell’orrore: le postazioni dei cecchini serbi sopra il “cielo di Sarajevo”, le rose rosse che segnano i luoghi in cui le granate hanno disseminato morte tra i civili in città, il tunnel che permetteva di comunicare con l’aeroporto.