Mercoledì 11 settembre 2024, ore 5:12

Attualità

L'Italia sta invecchiando, male

In Italia c’è una questione salariale, che riguarda soprattutto le fasce medio-basse, e c’è ancora un enorme problema di disuguaglianze. Disuguaglianze che sono spesso un’eredità, poiché è assai difficile uscire da condizioni di povertà. Lo conferma il rapporto annuale dell’Istat, secondo il quale i lavoratori italiani guadagnano circa 3.700 euro l'anno in meno della media dei colleghi europei e oltre 8 mila euro in meno della media di quelli tedeschi. La retribuzione media annua lorda per dipendente è pari a quasi 27 mila euro, inferiore del 12% a quella media Ue e del 23% a quella tedesca, nel 2021, a parità di potere d'acquisto. L'Istat, nel rapporto annuale, indica che, tra il 2013 e il 2022, la crescita totale delle retribuzioni lorde annue per dipendente in Italia è stata del 12%, circa la metà della media europea. Il potere di acquisto delle retribuzioni, negli stessi anni, è sceso del 2% (+2,5% negli altri paesi). 
A peggiorare le cose c’è la forte inflazione, il cui percorso di rientro appare più lento che altrove. Nonostante l'attenuarsi della fase più critica della crisi energetica, evidenzia Istat, nel primo trimestre 2023, l'andamento dell'inflazione condizionerà l'evoluzione dei consumi e dei salari reali nel prossimo futuro. Non mancano, tuttavia, “segnali favorevoli”, come la dinamica congiunturale “positiva per il Pil, superiore a quella delle altre economie dell'Unione europea, trainata soprattutto dal settore dei servizi”. Per la manifattura, Istat rileva invece “segnali di rallentamento”.
Secondo le ultime previsioni dell'istituto, il Pil italiano è previsto in crescita, sia nell'anno in corso (+1,2%), sia nel 2024 (+1,1%), seppure in rallentamento rispetto al biennio precedente. Il contesto internazionale mostra intanto nel 2022 e nei primi mesi del 2023 “un generalizzato rallentamento della crescita economica e del commercio mondiale in un quadro di forte incertezza e nuove criticità”.
Resta, come detto, un forte problema di disparità socio-economiche. Nel rapporto si legge che “le diseguaglianze strutturali continuano a rappresentare un elemento determinante e discriminante nelle opportunità che definiscono il destino sociale delle persone”. La forza del legame tra condizioni di vita dei giovani e degli adulti e quelli della famiglia di origine “è un problema non solo individuale, ma soprattutto collettivo, visto che in Italia 1,4 milioni di minori crescono in contesti di povertà assoluta”. 
Il rapporto cita uno studio dell'Ocse secondo il quale “già a 5 anni provenire da contesti familiari con uno status socio-economico più alto si traduce in un vantaggio di 12 mesi nei livelli di alfabetizzazione emergente, intesa come le capacità di lettura e scrittura che un bambino acquisisce nell'età pre-scolare tra i 2 e i 5 anni” e l'alfabetizzazione emergente è un forte predittore dei risultati scolastici. 
Secondo l'Istat, “è necessario garantire a tutti bambini fin dalla nascita livelli di benessere che consentano un adeguato livello di sviluppo fisico, cognitivo, emotivo e relazionale”, incidendo sui contesti di vita dei bambini e sulle loro opportunità educative, formative, culturali e di socializzazione. 
È sottolineato come “determinante” che queste opportunità siano caratterizzate da equità di accesso, riducendo, per quanto possibile, l'influenza dei contesti di appartenenza per poter sottrarre i minori dal “circolo vizioso della povertà”.
Ilaria Storti

( 7 luglio 2023 )

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