Con Belle Époque si indica il periodo storico, socioculturale, musicale e artistico che ha interessato in particolare la Francia tra la fine del XIX secolo e lo scoppio della Prima Guerra Mondiale nel 1914. Pur facendo riferimento all'esperienza francese, questo periodo vide manifestazioni parallele con tratti molto simili non solo in altri Paesi dell'Europa occidentale, ma anche in ambiti extra-europei, come gli Stati Uniti (la cosiddetta Gilded Age, "età dorata"); in Italia coincise, di fatto, prima con l'età umbertina (1878-1900) e poi con l'età giolittiana (1903-1914), mentre in Gran Bretagna con l'ultima parte dell'età vittoriana e l'età edoardiana”.
Una bella e interessante mostra proposta dalla Fondazione Giorgio Conti presso lo splendido Palazzo Cucchiari di Carrara: “Belle Époque. I pittori italiani della vita moderna. Da Lega e Fattori a Boldini e De Nittis a Nomellini e Balla”. Aperta fino al prossimo 27 ottobre, ospita una novantina di opere – tra dipinti su tela e su tavola, acquerelli, pastelli e sculture in bronzo e in gesso – che abbracciano un arco temporale che va dal 1864, appena tre anni dopo l’unificazione del Paese, fino al 1917. Decenni di piccole e grandi trasformazioni, che riguardano la società, la politica, l’economia, il mondo del lavoro, l’urbanizzazione, e che l’arte prova a raccontare e interpretare. Il progetto espositivo vuole, infatti, evidenziare le mutazioni della pittura dopo l’Unità, dal superamento delle scuole regionali alla ricomposizione di una impronta nazionale, per puntare a una cultura artistica adatta alla contemporaneità. Un iter che dagli ultimi palpiti macchiaioli conduce all’effervescenze della scapigliatura fino agli esiti finali del divisionismo