Mercoledì 15 gennaio 2025, ore 13:54

Cinema

Maria Callas, la diva fuori dal tempo

di ARMANDO LOSTAGLIO

È fuori dal tempo chi lo segna con la sua icona, con l'arte di rappresentarla con una voce senza eguali: Maria Callas, la soprano più grande di sempre, scomparsa a Parigi nel 1977 a 53 anni, per un infarto.

Il grande Cinema, in Mostra alla 81^ edizione al Lido di Venezia, torna a dedicarle un film toccante ed intenso (dopo quello oltre vent'anni fa di Zeffirelli con una maestosa Fannie Ardant) diretto dal cileno Pablo Lorrain. Il quale, in questi anni recenti ha portato a Venezia le icone fragili e tormentate del XX secolo: la vedova Kennedy, raccontata nei giorni dopo l’attentato al marito ('Jackie' con Natalie Portman), Lady Diana/Kristen Stewart in 'Spencer', e ora 'Maria', biopic sugli ultimi giorni della Callas, sempre in concorso per il Leone d'oro. Pure lo scorso anno il regista aveva portato al Lido un horror onirico per parlare di dittatura nel suo Paese, identificata nel vampiro Pinochet.

Ma con 'Maria', interpretata da una sensazionale Angelina Jolie, l'autore intende dare una svolta alla consueta visione della diva, incidendo specialmente sulla fragile fisicità della cantante alle prese con sonniferi e stimolanti, per dar corpo all'ambizione di poter ricalcare la scena di un tempo e i suoi amori. Le arie pucciniane più belle accompagnano il viaggio a ritroso mentre la casa museo parigina è animata dai cagnolini e dalle due figure domestiche più care: il maggiordomo (interpretato con misura ed efficacia da Pierfrancesco Favino) e la domestica (Alba Rohrwacher).

I flashback riconducono agli amori, quello più tormentato con l'armatore greco Aristotele Onassis, le cui vicende riempivano di indiscrezioni i giornali dell'epoca. Manca incredibilmente nella sceneggiatura la pagina artistica della soprano con il suo più vero amore: Pier Paolo Pasolini, che la volle interprete iconica della memorabile 'Medea' sullo schermo nel 1969: una figura, quella del poeta-regista, che forse ha marcato indissolubil mente la sua emotiva simbiosi di essere donna ed artista. E manca il rapporto con Luchino Visconti che la diresse alla Scala in un tormentato alternarsi di successi e clamori di scena. (Domande che avremmo portato all'attenzione di Larraìn se ci fosse più spazio nelle conferenze stampa). Sensibili carenze di regia che tuttavia poco scalfiscono nella resa di un film attraente quanto utile per tenere in vita una diva ineguagliabile come Maria Callas, che ha sovrastato il suo tempo, con grazia e carisma.

( 5 settembre 2024 )

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