Dopo la pandemia, il mercato del lavoro italiano ha conosciuto un triennio di crescita costante, che ha permesso di raggiungere nuovi record, sul fronte del numero degli occupati e del numero dei contratti stabili. Una crescita, tuttavia, non accompagnata da una corrispondente risalita dei salari, problema che l’Italia si trascina da un trentennio. Secondo i dati dell'Osservatorio su lavoratori dipendenti e indipendenti dell'Inps, nel 2023, il numero totale di lavoratori in Italia ha raggiunto i 26,6 milioni, segnando un incremento dell'1,2% rispetto al 2022 e del 4,2% rispetto al 2019, l'anno pre-pandemia.
In particolare, il numero totale di lavoratori è salito a 26.618.000, con un incremento di circa 316mila unità rispetto all'anno precedente. Tra i principali risultati del rapporto, si evidenzia che il numero medio di settimane lavorate nel 2023 si attesta a 43,2 settimane, leggermente superiore rispetto al 2019 (42,9 settimane). In crescita anche il reddito medio annuo (+2,9%), che ha superato i 25mila euro, non abbastanza per recuperare le forti perdite in termini di potere d’acquisto.
L’Osservatorio sottolinea, inoltre, che nel 2023, 737.496 lavoratori (il 2,8% del totale) sono pensionati che continuano a lavorare.
Questi dati, spiega Inps, “evidenziano la resilienza del mercato del lavoro italiano e la continua crescita del numero di lavoratori, che si traduce in maggiore stabilità economica e opportunità professionali”.
Quanto alla distribuzione territoriale, 7,8 milioni di lavoratori risiedono nel Nord Ovest (29,2% del totale) 6 milioni nel Nord Est (22,7%), oltre 5,6 milioni al Centro (21,2%), 5 milioni al Sud (18,5%) e 2,2 milioni nelle Isole (8,4%).
Nel mercato resta un forte gap salariale. Il reddito medio annuo degli uomini è di 28.351 euro, quello delle donne è pari a 21.272 euro, ossia il 25% in meno.
Il reddito medio nel privato è più basso che nel pubblico ed è leggermente inferiore a quello medio di 25mila euro. Al di sopra della media troviamo i lavoratori che svolgono prevalentemente attività di amministratori, sindaci, revisori, con 55.000 euro e i dipendenti pubblici con circa 36.000 euro. Molto più bassi risultano i redditi medi di autonomi agricoli (13.400 euro: ma in questo caso si tratta di redditi convenzionali), operai agricoli (9.700 euro), lavoratori domestici (8.300 euro) e ovviamente in coda si trovano i prestatori di lavoro occasionale (poco più di 1.300 euro di reddito medio annuo). Va detto che i soli dati certi, in un Paese con un fortissimo tasso di evasione, sono quelli che riguardano il lavoro dipendente.
Dall’Inps arriva anche un commento sostanzialmente positivo sulla legge di Bilancio. Il presidente dell’Istituto, Gabriele Fava, parla di “una manovra assolutamente coerente”. “L’ho vista velocemente - aggiunge - quindi mi riprometto di approfondirla sicuramente nelle prossime ore. Mi sembra assolutamente coerente ed equilibrata, rispondente alle esigenze d'oggi sia del tessuto produttivo che occupazionale”.
Ilaria Storti