All'ora di pranzo di domani l'Italia potrebbe aver ufficialmente conquistato la vice presidenza esecutiva della Commissione Ue. Il traguardo è ben visibile, la strada per arrivarci tuttavia non è del tutto sgombra. Raffaele Fitto, il candidato di Giorgia Meloni che piace a Ursula von der Leyen, non ha convinto i Socialisti. O, almeno, l'intero gruppo di S&D. Tedeschi e francesi non hanno abbassato la loro trincea. Il nodo resta quello dell'assegnazione di una vice presidenza esecutiva a un rappresentante di un partito che non è nella maggioranza europeista e che non ha votato, nel luglio scorso, il bis di von der Leyen.Un blitz anti-Fitto dei Socialisti avrebbe un effetto immediato: una rappresaglia di Ecr e Ppe su Minzatu e soprattutto su Ribera, entrambe di S&D.
In verità, si sono chiuse all’insegna della collaborazione tra i gruppi politici della maggioranza le audizioni dei commissari europei semplici designati. Con i quattro promossi nella giornata di venerdì - Marta Kos, Wopke Hoekstra, Piotr Serafin e Valdis Dombrovskis -, hanno ottenuto il via libera 19 dei 20 candidati scrutinati dall’Eurocamera. Per tutti quanti, l’endorsement è arrivato con il voto compatto di popolari, socialisti, liberali e verdi. A cui si sono però costantemente aggiunti i conservatori di Ecr, esibendosi in una sorprendente giravolta rispetto all’opposizione alla rielezione di Ursula von der Leyen. Un messaggio chiaro: Ecr non vuole rimanere fuori dai giochi a Bruxelles e soprattutto vuole proteggere il suo unico candidato nella cerchia dei vicepresidenti esecutivi, Raffaele Fitto. Come detto, oggi toccherà ai sei vice di von der Leyen sottoporsi all’esame delle commissioni parlamentari competenti per i loro portafogli. E Fitto, che aprirà la giornata di audizioni, è in bilico dal momento della sua designazione a vicepresidente esecutivo con delega alle Riforme e alla Coesione.
Al di là del cordone sanitario contro l’estrema destra, stigma da cui Ecr sta cercando da tempo di divincolarsi, per socialisti, liberali e verdi si tratta di coerenza politica: Fitto fa parte di Fratelli d’Italia, un partito che non ha appoggiato la conferma di von der Leyen a capo della Commissione europea, per cui non può far parte della cerchia ristretta dei vicepresidenti. L’ha ribadito anche ieri il leader dei socialisti francesi all’Eurocamera, Raphaël Glucksmann: "Raffaele Fitto non deve essere vicepresidente della commissione Ue e per quel che so il mio gruppo non ha cambiato posizione a riguardo. È semplice: l’alleanza che ha sostenuto von der Leyen a luglio non include Ecr e quindi non c’è motivo di dargli una vicepresidenza". In realtà, la fermezza dei socialisti transalpini non è condivisa da tutte le delegazioni del secondo gruppo dell’Eurocamera.
A partire da quella italiana (la più numerosa nella famiglia S&d), con il Partito Democratico che potrebbe spingere per l’approvazione del connazionale una volta verificata la sua "affidabilità su un mandato europeista". Fitto, così come Ribera e tutti gli altri, dovranno ottenere il via libera da almeno i due terzi dei coordinatori dei gruppi politici nelle commissioni parlamentari competenti. Se la maggioranza si spaccasse, a quel punto sarebbe necessario ricorrere al voto a maggioranza semplice nelle commissioni esaminatrici.
All’uscita dei socialisti francesi su Fitto ha immediatamente risposto Fulvio Martusciello, capodelegazione di Forza Italia, che fa parte del Ppe. "Glucksmann e i suoi continuano a minacciare Fitto con una pistola scarica, dimenticando che l’audizione di Teresa Ribera è fissata dopo quella di Fitto", ha evidenziato Martusciello: se cade il vicepresidente esecutivo italiano, cadrà anche la socialista spagnola.
Rodolfo Ricci