Bocciare il nuovo Patto di stabilità per non tornare a un regime di austerità e per negoziarne una nuova versione dopo le elezioni europee. È questo l'appello rivolto agli europarlamentari dalle principali organizzazioni sindacali di Italia, Francia, Spagna e Belgio in una lettera aperta diffusa in vista della votazione al Pe, fissata per oggi, sulle nuove regole di gestione dei conti pubblici concordate tra i governi Ue. Per l'Italia il documento è stato sottoscritto dai segretari generali di Cgil Maurizio Landini, Cisl Luigi Sbarra, e Uil Pierpaolo Bombardieri. Secondo le indicazioni della vigilia, l'approvazione da parte del Pe del nuovo Patto - molto diverso da quello proposto dalla Commissione e da quello che avrebbe voluto l'Europarlamento - è data quasi per acquisita, ma le incognite non mancano. A favore dovrebbero esprimersi i popolari del Ppe, i liberali di Renew e gran parte dei socialisti. Il Pd potrebbe invece votare contro o astenersi ed anche i partiti che costituiscono la maggioranza di governo, in particolare la Lega e FdI, non hanno ancora chiarito la loro posizione. Il voti contrari dei gruppi dei Verdi e della sinistra sono invece scontati.
L'accordo su cui il Pe si dovrà esprimere, si sottolinea nella lettera, è "frutto di un approccio volto all'austerità voluto da alcune capitali europee e imporrà agli Stati membri di ridurre rapidamente i loro debiti secondo modalità economicamente e socialmente insostenibili". Inoltre, avvertono i dirigenti sindacali, con le nuove regole si ridurranno i margini di manovra per effettuare gli investimenti necessari per raggiungere gli obiettivi sociali e climatici concordati a livello Ue. Solo tre Paesi (Svezia, Irlanda e Danimarca), secondo uno studio della Confederazione europea dei sindacati (Ces), disporranno delle necessarie risorse.
"In base ai nostri calcoli - si legge ancora nella lettera - le nuove regole peggiorerebbero addirittura la capacità dell'Ue di rispondere alle sfide attuali poiché imporrebbero, anche prendendo in considerazione solo quattro Paesi (Italia, Spagna, Francia e Belgio), tagli di bilancio o nuove tasse per circa 72,9 miliardi di euro l'anno". Imponendo anche un giro di vite sulle pensioni, almeno nei primi anni di applicazione della nuova governance. Secondo i 12 leader sindacali europei che hanno sottoscritto l'appello agli europarlamentari, c'è anche il rischio concreto che le nuove regole, oltre a segnare un ritorno all'austerità, "annullino presto anche i benefici economici degli investimenti finanziati dai Pnrr nazionali" causando un generale rallentamento dell'economia.
Alla luce di tutto ciò, i sindacalisti invitano gli europarlamentari a "respingere l'accordo e rinegoziarne uno nuovo dopo le elezioni europee" che non obblighi a scegliere, ad esempio, tra finanziamenti alle scuole e agli ospedali e programmi di riqualificazione energetica degli edifici. "Altre regole sono possibili", si legge ancora nella lettera. Che si conclude rilanciando l'idea di nuove norme che sostengano la transizione verde e gli investimenti sociali e di nuove misure per lanciare un nuovo piano permanente di ripresa dell'Ue.
Rodolfo Ricci