Mercoledì 15 gennaio 2025, ore 6:23

Afghanistan  

Orgoglio Biden: La scelta più giusta per l’America 

È stata la scelta più saggia e più giusta per l'America. Era ora di finire questa guerra, ho mantenuto il mio impegno con il nostro Paese": Joe Biden, sommerso dalle critiche per la caotica fuga dall'Afghanistan, parlando in diretta tv alla nazione tira fuori le unghie e difende con orgoglio le sue decisioni. "Mi assumo tutte le responsabilità. La scelta era andare via seguendo gli accordi fatti dal mio predecessore o un'escalation militare inviando altre migliaia di soldati. E mi sono rifiutato di aprire un altro decennio di guerra. Mentre ora dobbiamo guardare al futuro e affrontare le sfide di questo secolo, come la competizione con Cina e Russia. Il mondo è cambiato". Sono passate 24 ore dal decollo dell'ultimo aereo militare Usa dall'aeroporto di Kabul e Biden tenta così di voltare definitivamente pagina, lasciandosi alle spalle le lacrime del suo ultimo discorso e mostrando una grinta quasi inaspettata.
Come quando, puntando il dito verso la telecamera, avverte i terroristi che hanno ucciso giorni fa tredici soldati Usa: "Vi inseguiremo fino agli inferi, la pagherete". Il presidente definisce quindi l'operazione di evacuazione dall'Afghanistan appena completata "uno straordinario successo" che ha riportato a casa almeno 4.500 americani con un ponte aereo mai visto. E promette che i 100, 200 americani rimasti saranno rimpatriati se lo vorranno, per loro non c'è alcuna scadenza. Ma non è facile per l'inquilino della Casa Bianca convincere l'opinione pubblica di fronte a una fuga apparsa caotica e umiliante e di fronte alle immagini dei talebani in festa dopo ben vent'anni di un conflitto costato agli americani oltre 2.300 miliardi di dollari (300 milioni al giorno) e più di 2.400 morti tra militari e civili.
Così, mentre si rivolge al Paese fissando le telecamere il presidente americano appare sempre più solo, isolato. Sferzato dai repubblicani che ne ne continuano a chiedere a gran voce l'impeachment o le dimissioni. Ma duramente criticato anche da quelli che lo hanno sempre difeso, con i media liberal che lo accusano di "disastro morale" e mettono in dubbio le sue reali capacità di leadership.
L'Europa di fronte alla crisi afghana ha gettato la maschera e mostrato il suo volto più duro. Niente a che vedere col 2015, quando di fronte alle moltitudini di siriani in fuga la cancelliera tedesca Angela Merkel col suo "wir schaffen das" ("ce la possiamo fare") aveva donato un pò di speranza, aprendo le porte del suo Paese e di fatto anche quelle dell'Unione. Sei anni più tardi lo specchio è rovesciato. Merkel sta per andare in pensione. Le elezioni in Germania sono alle porte. Ed il ministro dell'Interno tedesco, il conservatore Horst Seehofer, al consiglio straordinario Ue sull'Afghanistan ha guidato la carica degli irriducibili. In scia, ma più ruvidi, Vienna, Copenaghen e Praga, che hanno scelto la formula della dichiarazione congiunta per spiegare che il messaggio più importante dell'Ue agli afghani è: "Restate nel vostro Paese, sosterremo la regione affinché vi aiuti".

Rodolfo Ricci

( 1 settembre 2021 )

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