Martedì 17 dicembre 2024, ore 4:45

Bruxelles 

La presidenza polacca dell’Ue: nessuna modifica dei trattati 

La prossima presidenza di turno della Ue, che tocca alla Polonia, anticipa i temi del semestre. Nessuna intenzione di lavorare alla modifica dei trattati dell'Ue, per cui non c'è alcun appetito all'interno del Consiglio. "Non ci possono essere colloqui sull'Ucraina, senza l'Ucraina". E sulla competitività occorre lavorare al rapporto Draghi nel suo complesso: sono solo alcune delle posizioni della presidenza polacca alla guida dell'Ue a partire dal prossimo gennaio, presentate dalla rappresentante permanente del Paese presso le istituzioni Agnieszka Bartol, nel corso di un incontro con la stampa. Sulla competitività e innovazione, ha spiegato, la presidenza intende concentrarsi sul rafforzamento della competitività delle aziende europee, in particolare in settori quali i prezzi dell'energia, con focus sulla sicurezza energetica e la riduzione degli oneri amministrativi.

Rispetto all'allargamento "la presidenza intende adottare un approccio equilibrato", in particolare sui Balcani occidentali. "Per noi è una priorità geopolitica, su cui abbiamo messo molte mani. E speriamo di essere in grado di portarne avanti l'agenda dal primo fino all'ultimo giorno di presidenza, in modo equilibrato, geograficamente equilibrato e avanzato". L'ambasciatrice polacca ha spiegato che c'è una generale condivisione del rapporto Draghi: "Non sto dicendo che tutti condividano esattamente gli stessi focus all'interno, delle raccomandazioni del report, ma penso che tutti condividano l'analisi e la diagnosi. Cercheremo di lavorare sulle raccomandazioni del rapporto nel suo complesso, e questa è anche la richiesta di molti stati membri all'interno del Consiglio: non parlare di questioni che sono molto interessanti o di interesse per uno, o per l'altro".

Ma di lavorare sul complesso, sull'intera agenda della competitività. Dall’1 gennaio e per i primi sei mesi del 2025, dunque, uno dei grandi compiti della squadra di governo di Donald Tusk sarà quello di non cedere a tentativi e tentazioni di prendere solo quello che piace di più del certosino lavoro svolto dall’ex primo ministro e dall’ex presidente della Banca centrale europea. Certo, ammette la diplomatica polacca, attorno al tavolo "condividiamo analisi su uno dei principali impedimenti agli investimenti, vale a dire il costo dell’energia e la necessità di sicurezza energetica", così come tra Stati membri dell’Ue "siamo assolutamente convinti della necessità di semplificazione normativa". Ma, ribadisce, sul rapporto Draghi bisogna marciare compatti. Anche perché la Polonia fa della sicurezza la parola d’ordine del proprio semestre di presidenza.

Sicurezza declinata in sette aspetti, incluso quello economico, che passa per rafforzamento di mercato unico e anche di competitività. Il rapporto Draghi resta un elemento guida, e la scelta di provare a sostenerlo nella sua interezza ha la sua logica. Certo, è anche un rischio. Perché se il confronto si riduce a un ‘o tutto o niente’ rischia di saltare l’intero banco. La vera sfida appare questa, anche perché su altri dossier il lavoro non si annuncia particolarmente pressante.
In attesa della Polonia, in Francia finalmente il presidente Macron è riuscito a nominare il nuovo premier. La Francia potrebbe finalmente avere un nuovo primo ministro. Dopo una settimana abbondante di trattative frenetiche con le forze parlamentari (e dopo aver ripetutamente sforato le scadenze da lui stesso fissate per la decisione finale), il presidente della Repubblica Emmanuel Macron ha nominato François Bayrou per succedere alla guida dell’esecutivo transalpino a Michel Barnier, sfiduciato dall’Assemblée nationale lo scorso 4 dicembre in un voto storico.

Il capo dello Stato ha scelto per il delicato compito di formare un nuovo governo il 73enne fondatore e leader del partito centrista Mouvement démocrate (MoDem), che coi suoi 36 deputati fa parte della coalizione presidenziale Ensemble pour la République. Lo scarno comunicato pubblicato sul sito dell’Eliseo nel primissimo pomeriggio di oggi (13 dicembre) mette così fine alle speculazioni su chi avrebbe sostituito l’ex negoziatore Ue per la Brexit al timone di palazzo Matignon, sede dell’esecutivo a Parigi. Bayrou dovrà ora formare la sua squadra di ministri, che dovrebbe essere piuttosto ridotta, e presentarla al Parlamento per ottenere la fiducia.

Con ogni probabilità, tanto l’estrema destra del Rassemblement national (Rn) quanto la sinistra radicale de La France insoumise (Lfi) si opporranno al nuovo governo, che però potrebbe riuscire comunque a ottenere l’investitura dell’Aula se le altre forze politiche eviteranno di votarne la censura. Per l’eurodeputato italo-francese Sandro Gozi - eletto all’Eurocamera nelle liste del Partito democratico europeo (Pde), fondato e presieduto dallo stesso Bayrou e membro del gruppo liberale Renew- "quella compiuta da Macron è "una scelta saggia e lungimirante poiché Bayrou ha dimostrato di essere un uomo del dialogo, dell’equilibrio e della visione".

Rodolfo Ricci

( 13 dicembre 2024 )

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