Mercoledì 15 gennaio 2025, ore 6:20

Europa 

L’Ue sfila a Orban il consiglio informale esteri di Budapest 

L'Europa ha battuto un colpo. E lo ha fatto un pò a sorpresa contro quelli che la ministra degli Esteri tedesca Annalena Baerbock ha definito i "deliri di onnipotenza" di Viktor Orban. Il capo della diplomazia europea, Josep Borrell, dopo un primo dietrofront ha deciso che il Consiglio informale Esteri-Difesa, il Gymnich, non si terrà più a Budapest ma a Bruxelles perché, ha detto, occorre inviare "un messaggio simbolico" a Orban, dopo i suoi viaggi non concordati del premier a Mosca e Pechino. All’ultimo Consiglio Affari Esteri l'Ungheria non ha cambiato il trend inaugurato con la presidenza di turno. Ha continuato ad opporsi all'invio di armi a Kiev e, assieme alla Slovacchia, ha avviato una consultazione in Ue contro "l'inaccettabile" stop alle forniture di petrolio russo attraverso l'oleodotto Druzhba che, secondo Budapest, avrebbe deciso Kiev. Borrell, alla fine, si è convinto.

E questo nonostante la forte divisione emersa nei 27 nel corso della riunione. Non ne erano entusiasti, ad esempio, Germania, Spagna, e Lussemburgo. Contro il trasferimento della riunione informale di fine agosto a Bruxelles si è schierata anche l'Italia: "Non si tratta - ha spiegato il ministro degli Esteri Antonio Tajani - di rispettare o condividere quello che fa un governo, si tratta di condividere e rispettare la presenza dell'Ungheria all'interno dell'Ue". Varsavia ha invece lanciato una controproposta tattica: tenere il Gymnich in Ucraina. Proposta sostenuta da tutti gli Stati membri eccetto uno: l'Ungheria. La stessa che, per bocca del ministro degli Esteri Péter Szijjártó, ha definito poi "infantile" il tentativo di "minare" la presidenza ungherese portando la riunione a Bruxelles.

Ma Borrell ha tirato dritto, forte dell'opposizione di 25 Stati membri alla cosiddetta missione di pace di Orban. "È vergognoso" il veto ungherese al Fondo europeo per la pace, ha osservato inoltre Borrell prima di ufficializzare una decisione che apre un nuovo capitolo nella guerra di nervi tra Bruxelles e Budapest. In ogni caso c’è poco da stare allegri: difesa, Green Deal, diritti: sarà l'Europa delle maggiorane variabili. Giorgia Meloni e la delegazione di Fdi, nonostante abbiano votato contro il bis di Ursula von der Leyen, nel corso dei prossimi mesi potrebbero rientrare nei giochi che contano al Parlamento europeo. L'obiettivo è contrastare i Verdi, facendo asse con il Ppe e i Liberali. Non sarà facile, il muro dei Socialisti sarà piuttosto solido, forte di un gruppo di 136 membri.

Ma sulle tematiche ambientali, Meloni può contare sull'ampio malcontento che serpeggia nei Popolari per la presenza dei Verdi in maggioranza. In realtà, Fratelli d'Italia deve innanzitutto superare la coltre di scetticismo che nei partiti europeisti ha portato il voto contrario alla conferma di von der Leyen. La stessa presidente della Commissione, nelle ore successive al voto, non ha fatto molto per nascondere la sua delusione nei confronti del posizionamento di Fdi. Ai microfoni ha scandito che lavorerà "il più possibile" con chi l'ha sostenuta.

E chi, in quelle ore, ha avuto modo di ascoltarla, ha evidenziato una certa sorpresa nell'ex ministra tedesca per un atteggiamento da "opposizione e non da partito che dialoga con la maggioranza" da parte della delegazione dei meloniani. Ancor più, nell'entourage di von der Leyen, non è piaciuta la strategia da parte della premier italiana di tenere coperto il voto all'Eurocamera fino all'ultimo. Tuttavia, quando da settembre a Strasburgo si entrerà nel concreto il margine di manovra, per Fdi, ci sarà eccome.

Rodolfo Ricci

( 23 luglio 2024 )

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