Eurozona, che sopresa! Infatti l’inflazione dopo essersi avvicinata all’obiettivo di riferimento della Banca centrale europea, adesso scende addirittura al di sotto del 2%, attestando all’1,8%. Questo dicono le stime preliminari diffuse ieri da Eurostat. In attesa dei dati consolidati, attesi il 17 ottobre, si registra all’interno dei Paesi Ue con la moneta unica un andamento che non potrà non essere considerato quando il Consiglio direttivo dovrà decidere se tagliare il costo di prestito del denaro. Calendario alla mano, proprio il 17 ottobre è il giorno in cui il Consiglio direttivo si riunirà per la decisioni di politica monetaria. Poche ora prima l’istituto di statistica europeo fornirà i dati definitivi.
Per il momento il dato dice inflazione dell’eurozona all’1,8% a settembre, in calo di 0,4 punti percentuali rispetto ad agosto (2,2%). Tra le principali componenti si rilevano cali alle voci ‘servizi’ (4% rispetto al 4,1% di agosto), ‘energia’ (-6%, rispetto al -3% di agosto), e un valore stabile alla voce ‘beni industriali non energetici’ (0,4%, stabile rispetto ad agosto). Lieve aumento per generi alimentari e tabacco’ (2,4%, rispetto al 2,3% di agosto). Tra i singoli Paesi, valori più alti in Belgio (4,5%) ed Estonia (3,2%) e inferiori in Irlanda (0,2%) o Lituania (0,4%). Inflazione in Italia è allo 0,8%. La presidente della Bce, Christine Lagarde, per ora non si sbilancia. Ha promesso, nel corso dell’audizione in commissione Affari economici del Parlamento europeo di ieri, che alla riunione di ottobre si terrà conto di dati e informazioni a disposizione, e sulla base di questi si deciderà se mantenere una politica restrittiva o se, invece, optare per un nuovo taglio dei tassi, magari di uno 0,25%. Non c’è nessun impegno, comunque, e niente è scontato.
E’ vero che, al momento, l’andamento sull’inflazione sta andando meglio delle aspettative e delle previsioni dello staff dell’Eurotower. Si riteneva che l’obiettivo di riferimento potesse essere raggiunto a metà 2025, e invece si è raggiunto prima. Lagarde ha però confessato agli europarlamentari che teme fluttuazioni. "L‘inflazione potrebbe aumentare temporaneamente nel quarto trimestre di quest’anno, poiché i precedenti bruschi cali dei prezzi dell’energia escono dai tassi annuali, ma gli ultimi sviluppi rafforzano la nostra fiducia che l’inflazione tornerà al target in modo tempestivo".
I dati preliminari di Eurostat sull’inflazione a settembre sono un dato positivo, ma potrebbero non bastare a convincere per un allentamento. Dall’altra parte dell’Atlantico arrivano segnali più chiari. L'economia americana è in un buon stato di salute e se si evolve come previsto i tassi si muoveranno verso una un livello più neutrale. È questa la prospettiva delineata dal presidente della Fed, Jeorme Powell, aprendo a nuovi tagli dei tassi di interesse ma precisando che la banca centrale non è su una strada già determinata e decide riunione per riunione.
"Tutto sommato l'economia è solida e intendiamo usare i nostri strumenti per mantenerla così", ha detto Powell intervenendo all'incontro annuale della National Association for Business Economics, durante il quale ha sottolineato che se l'economia procede come previsto ci si possono attendere altri due tagli da un quarto di punto quest'anno. "Non siamo su una strada predefinita, continueremo ad assumere le nostre decisioni riunione per riunione", ha messo in evidenza Powell.
Rodolfo Ricci