Domenica 22 settembre 2024, ore 14:30

Scenari

Il Wef s’improvvisa oracolo con il solito scenario cupo e fosco

 Il ritorno al lavoro e all’autunno spinge a riflessioni più serie di quelle estive, permeate ormai da afa senza limiti. Serie sì, ma quelle a cui ci spinge il World Economic Forum di Davos sono solitamente catastrofiche. Per non scostarsi dalla tradizione, il Forum con sede a Davos delinea anche ora uno scenario fosco, e lo fa dal suo sito, con un articolo di Maha Hosain Aziz, professore di Relazioni Internazionali alla New York University, che ci mette in guardia da quattro rischi rischi globali a cui fare attenzione nell’era post-pandemia. Pensavate fosse finita l’epoca del terrore? Vi sbagliavate. “L’era post-pandemia è caratterizzata da un rischio globale più elevato e da eventi shock imprevedibili. In un’epoca post-superpotenza, il potere si sta disperdendo, mentre i governi sono alle prese con una crisi ricorrente di legittimità politica in tutto il mondo. La persistente crisi di salute mentale causata dalla pandemia è aggravata dal clima e dall’intelligenza artificiale. 
Minacce aumentate
Da quando l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) ha dichiarato la fine della fase di emergenza del Covid-19 lo scorso maggio, altre minacce sono aumentate, spiega il Wef: più varianti, guerre globali, eventi climatici, sfide tecnologiche, attività terroristiche sul suolo occidentale e persino una nuova emergenza sanitaria pubblica di interesse internazionale chiamata Mpox. Ma cos’altro potrebbe esserci all’orizzonte?”. Tante cose, a cui speriamo di non esserci assuefatti. Oggi i media ci avvolgono quotidianamente in un clima di estrema instabilità che spesso in molti individui sfocia anche in quella emotiva e in molti casi plana sulla depressione. Ma non importa, il terrore sulla popolazione non è mai troppo. L’analisi è basata su un progetto di previsione pluriennale condotto da studenti laureati della New York University ed esperti della società di consulenza in crowdsourcing Wikistrat, di cui Aziz è analista capo. Tra le tendenze di rischio globali da tenere d’occhio in questo decennio c’è la dispersione del potere; la crisi di legittimità politica; una crisi globale della salute mentale; un’era di eventi shock. Vediamo insieme i punti. Che il potere si disperda nell’era post-superpotenza emerge dal fatto che da quando la pandemia si è attenuata, la realtà è che non abbiamo avuto una leadership globale duratura su molto, ed è difficile immaginare che ciò cambi presto. Ciò è dovuto in parte al fatto che le superpotenze sono terribilmente gravate da guerre globali e sfide interne.
“Aspettatevi che altri attori si facciano avanti per colmare il vuoto di leadership, inclusi gli stati indecisi geopolitici che sfruttano i minerali delle terre rare (come il Ghana) per ridurre il predominio delle superpotenze; stati più piccoli (ad esempio la Scozia ) che utilizzano i finanziamenti per il clima come strumento di politica estera; il Sud del mondo che si allontana dal commercio in dollari Usa, tentando persino un nuovo sistema di pagamento basato sulla blockchain; e aziende tecnologiche (e leader) che guidano il cambiamento in gran parte senza controllo”. A novembre ci saranno le elezioni americane ma un anno elettorale importante “non fermerà la nostra ricorrente crisi di legittimità politica”.
Quest’anno circa metà del mondo che si recherà alle urne ma le elezioni faranno davvero una differenza tangibile nel cambiamento locale e globale? Non dimentichiamo che la democrazia, dichiarata l’unica fonte di legittimità politica, è in declino a livello globale da 18 anni consecutivi, secondo Freedom House. “Le persone hanno reagito in tutti i sistemi politici, spinte dalla convinzione che ci debba essere un modo migliore e più efficace di governare. Nella maggior parte dei paesi, anche dopo il voto, i cittadini continueranno a sfidare i loro leader, chiedendosi se hanno la capacità di affrontare i nostri numerosi rischi post-pandemia”, che è stata la “più grande minaccia alla salute mentale dalla seconda guerra mondiale”, secondo l’Oms mentre gli psicologi affermano che il cambiamento climatico sta già generando un “nuovo tipo di ansia”, che porta a un senso di alienazione che rende difficile funzionare e persino al suicidio. Suggestivo il fatto che la risposta a questa “eco-ansia” sia “destinata ad aumentare man mano che i governi non riusciranno ad abbandonare i combustibili fossili abbastanza rapidamente. Quindi, aspettatevi eventi climatici più estremi che esacerbano ulteriormente la nostra salute mentale, soprattutto per il crescente numero di rifugiati climatici”. 
Che i cambiamenti climatici ci mandino ai matti, in altre parole, sarebbe però tutto da dimostrare, anche mentre ci adattiamo ad una nuova economia guidata dall’intelligenza artificiale. L'esperto di intelligenza artificiale Kai-Fu Lee ha confermato che la sua previsione passata è ancora “incredibilmente accurata”, prevedendo che il 50% dei posti di lavoro verrà spazzato via entro il 2027.
Eventi shock
Una violenta reazione contro l’intelligenza artificiale è inevitabile, poiché molti si sentono abbandonati da questa transizione. Infine, l’era di eventi shock. “La leadership globale duratura, gli ideali democratici, la globalizzazione e i valori liberali sono stati tutti notevolmente messi alla prova e le superpotenze sono state messe a dura prova. 
Questa è una crisi di legittimità globale. Questo periodo di arrangiamento significa che nella nostra era post-pandemia può succedere di tutto”. Tra gli eventi shock inaspettati e destabilizzanti l’autore cita l’emersione di un nuovo gruppo estremista globale con il mondo distratto da molteplici guerre importanti e una leadership in declino; una pandemia informatica, intenzionale: la massiccia interruzione informatica globale di luglio non è stata terrorismo (dicono), ma un semplicemente un aggiornamento software difettoso da parte di un’azienda di sicurezza informatica che comunque è costata alle aziende Fortune 500 5,4 miliardi di dollari di danni e ha bloccato voli, banche, ospedali, rivenditori e altri servizi in tutto il mondo; l’affondamento di alcune nazioni insulari (che emettono solo lo 0,3% delle emissioni globali) che continueranno a combattere la loro causa, sia attraverso il diritto internazionale che nuovi fondi per il clima ma rischiano di soccombere al cambiamento climatico.
Raffaella Vitulano
 

( 10 settembre 2024 )

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