L'alfiere del rigore messo dietro la lavagna dal massimo organo di controllo contabile del suo Paese per aver 'truccatò i conti: da qualsiasi punto di vista la si guardi, l'eco dello scontro tra la Corte dei conti di Berlino e il ministro delle Finanze Christian Lindner è destinato a superare i confini tedeschi e a finire dritto nel cuore dell'Europa. Il motivo è semplice: fra una manciata di giorni, a Santiago di Compostela i 27 saranno chiamati a trovare una difficilissima intesa politica sul nuovo Patto di Stabilità. E Lindner, finora, è stato tra i più critici sulle nuove regole forgiate dalla Commissione, reclamando rigore e automatismi nel rientro del debito.
Per questo il report con cui la Corte dei conti tedesca ha messo nel mirino il ministro liberale accenderà ulteriormente un dibattito che già si preannuncia spigolosissimo. Per la Corte dei conti i cosiddetti 'fondi speciali' con cui il governo tedesco finanzia le spese straordinarie non vanno computati fuori bilancio, come Lindner ha fatto. E il risultato è che, al posto dei 16,6 miliardi preventivati da Berlino, il debito tedesco nel 2024 schizzerebbe al 85,7 miliardi, pari al 2,4% del Pil. Un balzo frutto delle tante spese d'emergenza affrontate: da quelle per il Covid al boom da 100 miliardi di investimenti per la Difesa sull'onda della guerra in Ucraina. Tutti fondi che Berlino avrebbe inserito nel computo del debito solo dopo averli spesi.
Ma per la Corte dei Conti l'escamotage non regge e il freno al debito costituzionalmente previsto in Germania rischia di finire nel cassetto. Il report è arrivato a poche ore dalla presentazione del bilancio in Parlamento da parte dello stesso Lindner. E il ministro non ha fatto alcun passo indietro, sostenendo che il debito nel 2024 sarà di 16,6 miliardi, in linea con il 'freno' già annunciato dal governo. La Commissione Ue, interpellata sul caso tedesco, finora ha glissato. "Monitoriamo gli sviluppi fiscali in tutti gli Stati membri con riferimento al loro disavanzo pubblico generale. Si tratta di un concetto statistico calcolato dalle autorità statistiche nazionali ed europee secondo una metodologia concordata". "Secondo tale metodologia, e ai fini della nostra valutazione di conformità degli Stati membri alle norme di bilancio dell'Ue, non è possibile per nessuno Stato membro escludere una spesa particolare dal proprio disavanzo pubblico in modo ad hoc (ad esempio con l'uso di fondi speciali)", ha detto un portavoce della Commissione Ue, senza commentare la valutazione della Corte dei Conti tedesca.
È molto difficile, quindi, che Bruxelles segua l'esempio della Corte dei conti di Berlino e rivoluzioni il computo del debito della Germania. Paese la cui voce, a Palazzo Berlaymont, è tradizionalmente molto ascoltata. All'Ecofin del 15 e 16 settembre, però, il caso rischia di essere un convitato di pietra e potrebbe fare da sponda a chi, come l'Italia, chiede che gli investimenti per la difesa e il Green Deal siano scorporati dal computo del debito nel nuovo Patto.
Rodolfo Ricci