Venerdì 23 agosto 2024, ore 4:50

Qatar

Dalla tenda nel deserto alla coppa d’oro. L’avidità calpesta i diritti umani e sindacali

Lo scandalo emerso sul Qatar nell’Europarlamento riguarda anche la credibilità dell’Europa. C’è chi lo liquida definendolo un 'Italian job', un 'colpo all'italiana' come spiega, strettamente off the record, un portavoce francese di un gruppo parlamentare all’Eurocamera, rifacendosi al celebre film britannico con Michael Caine. Ad alimentare le voci di un 'italian job' tra i gruppi ci sarebbe il fatto che l’indagine, allargandosi, vede sempre più persone di origine italiana coinvolti. Accuse, difese, strattoni, dimissioni. Dalle prime indagini quel che è certa nel Mondiale di calcio è la presenza di palloni gonfiati: di persone che credono di poter disporre della vita dei più deboli; di buste piene di mazzette. Crolla un sistema che a parole difendeva i lavoratori ma nei fatti incassava per tacere atroci realtà. E’ così che, da una tenda nel deserto a una coppa d’oro, il Qatar mostra la follia di questa Coppa del Mondo, un progetto di costruzione da 220 miliardi di dollari alimentato da lavoratori migranti. La Coppa del Mondo è ormai agli sgoccioli, ma l’economia del lavoro migrante resta stritolata dai ricatti. Un’inchiesta di The Athletic rivela che una società di costruzioni del Qatar coinvolta in progetti legati alla Coppa non paga gli stipendi arretrati ai lavoratori migranti. 
Il caso Al Bandary
Come tante altre, a dire il vero. A maggio, il gruppo Al Bandary aveva trattenuto i pagamenti a migliaia di lavoratori per due settimane prima di espellere un gran numero della sua forza lavoro immigrata. Molti hanno lasciato il Qatar senza essere pagati, avendo lavorato solo parte dei periodi contrattuali concordati. “Il caso Al Bandary racchiude i problemi con i diritti dei lavoratori in Qatar”, ha detto a The Athletic Mustafa Qadri, amministratore delegato dell’organizzazione per i diritti umani Equidem. L’Athletic è stato informato da una fonte che, sette mesi dopo, ci sono circa 1.150 lavoratori che devono ancora ricevere i soldi dovuti e hanno procedimenti attivi contro l’azienda. E intanto,la scorsa settimana un filippino è morto mentre lavorava presso il resort utilizzato come base di allenamento dalla squadra dell’Arabia Saudita. Nasser Al Khater, amministratore delegato dei Mondiali di Doha 2022, l’ha confermato a Reuters aggiungendo che “la morte è una parte naturale della vita, sia al lavoro, sia nel sonno” ed esprimendo disappunto per le domande dei giornalisti. “Sono andate avanti le squadre concentrate sul calcio” gli fa eco il dirigente Fifa francese Wenger, bannando l’attenzione sulle proteste per i diritti civili di alcune squadre europee. Le nazionali eliminate, insomma, hanno pensato troppo alla politica. 
Spietata indifferenza
Amnesty International e Human Rights Watch condannano duramente le parole dell’Ad della Coppa, parlando di “spietata indifferenza” per l’ennesima tragedia sul lavoro legata ai Mondiali. Si tratta di lavoratori privi di potere contrattuale perché provenienti dai contesti più poveri. Il sindacato mondiale dei lavoratori edili Bwi ( per l’ Italia Feneal Uil, Filca-Cisl, Fillea-Cgil) sostiene la campagna per il lavoro dignitoso “I stand with migrant workers”. Da quando il Qatar si è aggiudicato la Coppa del Mondo nel 2010, molti lavoratori migranti hanno dovuto far fronte a salari ritardati o non pagati, lavoro forzato, lunghe ore di lavoro nella stagione calda, intimidazioni da parte del datore di lavoro e impossibilità di lasciare il lavoro a causa del sistema di sponsorizzazione del paese. La tragica morte del lavoratore migrante filippino, al pari di tutte le altre avrebbe dovuto essere trattata con rispetto, dignità ed umanità. Ed è invece annegata nel palese disprezzo, nel ripetuto offuscamento dei fatti e nell’incapacità di assumersi responsabilità, nei sacchi di banconote in contanti, nell’avido cinismo, nel dileggio delle autorità che non indagano sulle migliaia di morti di lavoratori migranti dal 2010 e nell’ignavia di informare le famiglia che i loro cari erano morti. Le autorità hanno infatti regolarmente attribuito queste morti non investigate a ‘cause naturali’ o ‘arresto cardiaco’. Questo priva le famiglie dei migranti della possibilità di essere indennizzate in base alla legislazione sul lavoro del Qatar. Human Rights Watch denuncia l’indifferenza degli organizzatori. Riccardo Noury, di Amnesty International, taglia corto: “Il calcio si sarebbe dovuto schierare contro l’assegnazione dei Mondiali al Qatar. Avremmo evitato una lunga scia di morti”. 
Morti inspiegabili
Il Fondo di sostegno e assicurazione dei lavoratori, reso operativo nel 2020, è stato utilizzato per risarcire i lavoratori dopo che i datori di lavoro non pagano dopo sentenze del tribunale a favore dei primi. Ma il fondo non è attualmente istituito per essere in grado di fornire risarcimenti su una scala significativa in relazione a morti e infortuni nel decennio prima che fosse reso operativo. Le autorità del Qatar conservano una grande quantità di dati sulle morti dei lavoratori e altri abusi ma non vogliono rivelare pubblicamente cifre a causa dell’indignazione che probabilmente creerebbero. Statistiche del Qatar mostrerebbero che 15.021 stranieri sono morti tra il 2010 e il 2019, ma senza una suddivisione per età, occupazioni e cause. Ci sono migliaia di morti di lavoratori migranti che rimangono inspiegabili, non indagate e non risarcite. “Invece di garantire la protezione dei lavoratori migranti che hanno costruito e consegnato l’infrastruttura della Coppa del Mondo in Qatar, la Fifa ha beneficiato del loro sfruttamento e ha ripetuto a pappagallo i punti di discussione delle autorità del Qatar, mostrando la loro complicità a tutte le affermazioni fuorvianti e deviazioni sugli abusi dei lavoratori migranti” denuncia Nick McGeehan, direttore fondatore di FairSquare, che indaga sugli abusi sul lavoro dei migranti. Che tale complicità si sia estesa all’Europarlamento ora è da dimostrare. Qualcuno marcirà in carcere, qualcuno scamperà la galera grazie ad abili avvocati. Il grande sconfitto di questa Coppa mondiale resterà comunque il rispetto della dignità umana, presa a calci da palloni gonfiati.

Raffaella Vitulano

( 13 dicembre 2022 )

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