Tutto come previsto, almeno questa volta. La Bce ha tagliato i tassi per la quinta volta nell'attuale fase di allentamento monetario, con una nuova sforbiciata da 25 punti base come nelle quattro decisioni precedenti. Il tasso di riferimento, quello sui depositi, passa così dal 3% al 2,75%. Il tasso sui rifinanziamenti principali scende al 2,90% e quello sui prestiti marginali al 3,15%. Invece la Fed inaugura l'era Donald Trump lasciando invariati i tassi di interesse. Una pausa attesa e necessaria per valutare l'andamento e le prospettive dell'inflazione dopo la serie di tagli decisi lo scorso anno. E che dimostra anche la cautela della banca centrale andando avanti, fra il rallentamento dei progressi sul fronte dei prezzi - saliti al 2,9% in novembre - e le misure della nuova amministrazione sul fronte del calo delle tasse, della deregulation e dei dazi. Tornando all’Europa, secondo la Banca centrale europea, l'economia dell'area euro sta ancora affrontando circostanze avverse.
Francoforte, nel comunicato di politica monetaria, riconosce che "le condizioni di finanziamento continuano a essere rigide, anche perché la politica monetaria rimane restrittiva e i passati rialzi dei tassi di interesse si stanno ancora trasmettendo ai crediti in essere". Tuttavia , l'aumento dei redditi reali e il graduale venir meno degli effetti della politica monetaria restrittiva dovrebbero sostenere una crescita della domanda nel corso nel tempo. Poi, il processo disinflazionistico è ben avviato e l'inflazione continua a evolvere in linea con le proiezioni, che la vedono tornare all'obiettivo del 2% nel corso dell'anno. "L'inflazione interna resta elevata, principalmente perché salari e prezzi in determinati settori si stanno ancora adeguando al passato incremento dell'inflazione con considerevole ritardo. La crescita delle retribuzioni si sta però moderando secondo le attese e i profitti ne stanno parzialmente attenuando l'impatto sull'inflazione".
Per definire l'orientamento di politica monetaria adeguato, il Consiglio direttivo seguirà un approccio guidato dai dati in base al quale le decisioni vengono adottate di volta in volta a ogni riunione. In particolare, le decisioni del Consiglio direttivo sui tassi di interesse saranno basate sulla sua valutazione delle prospettive di inflazione, considerati i nuovi dati economici e finanziari, della dinamica dell'inflazione di fondo e dell'intensità della trasmissione della politica monetaria, senza vincolarsi a un particolare percorso dei tassi, scrive la Bce.
Nonostante le sfide, l’Eurotower è determinato a mantenere la sua road map, come ha confermato anche la presidente Christine Lagarde, in conferenza stampa: "Siamo partiti presto e con mosse graduali, e l'idea è di continuare su questa strada anche se la Bce è pronta a fare il necessario se ce ne fosse bisogno, aveva assicurato. Non è escluso che, con l'intensificarsi delle pressioni esterne e l'aumento del prezzo del petrolio, alcuni membri del consiglio direttivo chiedano di nuovo, come avvenuto a dicembre, di allungare il passo".
Peraltro, in un'epoca di grande volatilità resta "imperativo" che le banche centrali abbiano l'indipendenza necessaria ad assicurare il loro mandato di garantire la stabilità dei prezzi, ha voluto sottolineare la presidente della Bce.
Christine Lagarde ha spiegato così che "ci sono evidenze che suggeriscono come l'influenza politica sulle decisioni delle banche centrali possa contribuire in modo sostanziale alla volatilità macroeconomica".
Rodolfo Ricci