Ammesso che non sia già stato scritto, immaginate un libro dal titolo: I presocratici visti dai postmoderni. Sarebbe molto difficile, a partire dalla nostra ottica, ricostruire la mentalità del pensiero arcaico, ancora immerso nelle brume del mito e della non conoscenza, almeno per come intendiamo noi contemporanei la conoscenza. La distanza dal passato è il problema insuperabile dell’interprete data la rilevanza, come ha mostrato Gadamer, dei suoi pregiudizi o presupposti interpretativi. Rispetto a quel mondo lontano, in cui le potenze ctopie convivevano con i primi barlumi del pensiero logico, l’operazione è ancora più complessa perché l’interprete ha a che fare con frammenti, aforismi, sentenze oscure e oracolari, rimasugli di poemi o di presunti trattati, fonti tarde e indirette, tra cui quella del celebre Diogene Laerzio. Ecco perché si è preferito parlare di presocratici, dando più importanza alla categoria che alla singolarità, insistendo più sulle analogie che sulle differenze. Che sono tante, come già Friedrich Nietzsche andava sostenendo alla metà del XIX secolo a Basilea quando, incaricato della docenza in filologia, continuava a scavare nelle vitali contraddizioni della Grecia antica dopo aver già posto mano a uno dei suoi capolavori (La nascita della tragedia e lo spirito della musica) anche questo ricco di osservazioni sul mondo che aveva preceduto Socrate. Vengono oggi ripubblicate da Mimesis (sempre a cura di Piero Di Giovanni che le aveva già curate per Laterza nel 1994 e nel 2005) le lezioni di Nietzsche con un titolo curioso e affascinante: “I filosofi preplatonici”. Curioso perché, a partire dalla celebre ricognizione di Angelo Pasquinelli, siamo abituati a parlare non di preplatonici ma di “presocratici”. Affascinante perché attribuire alla filosofia platonica il momento della svolta apre un’ulteriore possibilità interpretativa rispetto a quella consueta - attribuita appunto al Nietzsche della “Tragedia” e rilanciata da Giorgio Colli - secondo cui sarebbe stato proprio Socrate a dare un passo diverso, più logico che mitico, al pensiero greco