Hanno denunciato il malaffare e la violenza, testimoniato nei processi, avviato campagne di sensibilizzazione e informazione. Hanno rischiato la vita, qualcuna l’ha persa. Nando dalla Chiesa, docente di Sociologia della criminalità organizzata, nel libro “Le ribelli” (Solferino) ha raccontato le storie di sette donne che hanno avuto il coraggio e la forza di dire no alla mafia e alla (sotto)cultura mafiosa (il volume è un’edizione aggiornata e ampliata di uno precedente uscito nel 2006 per Melampo). Donne che questo mondo l’hanno conosciuto da vicino perché i delinquenti erano di casa o perché in famiglia avevano chi li combatteva. I primi tre capitoli raccontano le vicende di tre madri, che hanno visto morire i loro figli per mano mafiosa: il sindacalista Salvatore Carnevale (1955), il giornalista-attivista Peppino Impastato (1978), il poliziotto Roberto Antiochia (1985). Poi quelle di tre sorelle, due provenienti da ambienti malavitosi (Michela Buscemi, che si costituirà parte civile nel maxiprocesso contro Cosa Nostra, e Rita Atria, che diventerà testimone di giustizia), mentre la terza è Rita Borsellino, infaticabile protagonista del movimento antimafia, che perse il fratello, il giudice Paolo Borsellino, nell’attentato di via D’Amelio a Palermo. L’ultima protagonista è Lea Garofalo, simbolo della ribellione alla ’ndrangheta.

( 16 luglio 2024 )