Nedo Fiano, ebreo, classe 1925, è stato l’unico sopravvissuto della sua famiglia alla Shoah. Cresciuto a Firenze, fu costretto ad abbandonare la scuola pubblica dopo la pubblicazione, nel 1938, delle leggi razziali. Venne arrestato il 6 febbraio 1944, grazie alla delazione di uno di quegli “italiani brava gente” che, per soldi o ideologia, non esitavano a “vendere” alla polizia fascista il vicino di casa. Incarcerato alle Murate, dopo un passaggio nel campo di concentramento di Fossoli, il 16 maggio dello stesso anno fu deportato ad Auschwitz insieme ai genitori, al fratello, alla cognata, al nipote. Liberato l’11 aprile 1945 nel lager di Buchenwald, al ritorno in Italia si ritrovò solo. Per oltre trent’anni rimase in silenzio, poi divenne un testimone per le nuove generazioni. Ha raccontato la sua storia in alcuni libri, tra cui “A5405. Il coraggio di vivere” (San Paolo Edizioni). A5405 era il suo numero di matricola, tatuato sul braccio sinistro. E’ scomparso nel 2020. Il figlio Emanuele, ex deputato, ha raccolto alcuni racconti del padre e riflettuto sulle “lezioni della Shoah” nel libro “Sempre con me” (Piemme)