I due recenti documentari dedicati a Enzo Jannacci (“Vengo anch’io” di Giorgio Verdelli) e Giorgio Gaber (“Io, noi e Gaber di Riccardo Milani) hanno riproposto all’attenzione del pubblico la storia di vita di due importanti artisti milanesi e dell’ambiente socioculturale della città dove entrambi sono nati e cresciuti. Le loro canzoni sono state punti di riferimento e di formazione dell’identità culturale di una particolare generazione, quella socialmente impegnata nel contesto degli anni Sessanta e Settanta. Jannacci era nato nel 1935 e Gaber nel 1939, perciò possono essere considerati i padri dei giovani attivisti nelle scuole, nelle università e nelle fabbriche. Milano era una delle città del “triangolo industriale” (accanto a Genova e Torino) dove il movimento di contestazione studentesco e operaio aveva assunto dimensioni di massa. Molto spesso le piazze si riempivano di lavoratori e studenti e le manifestazioni confluivano in Piazza del Duomo dove si svolgevano i comizi finali. Non solo presenza sociale nelle piazze e dibattiti permanenti nelle sedi dei partiti e dei sindacati, ma anche nei tradizionali luoghi culturali come il cinema o i teatri. Una tensione culturale che coinvolgeva cantanti e attori. Tra questi emergevano le figure di Jannacci, Gaber e Dario Fo