Platone nel dialogo della maturità (datato intorno al 360 AC) intitolato Politico (Laterza, 1971) definisce la celebre tassonomia delle forme di governo e delle loro rispettive degenerazioni: - monarchia (basiléia) alla quale corrisponde la forma degenerata della tirannide (tyrannìs); - aristocrazia (aristokratía) che può degenerare in oligarchia (oligarchía); - democrazia secondo le leggi (demokratía) la cui caduta degenerata risiede nella democrazia nell’interesse dei governanti. Il criterio di discernimento tra le forme rette e le forme degenerate di governo è rappresentato dall’assunzione, come fine dell’azione politica, del bene comune universale della polis o degli interessi particolari dei governanti e dei gruppi sociali che rappresentano. Per Platone la democrazia non è la miglior forma di governo: la concorrenza e lo scontro di interessi fra gruppi sociali, la blandizie, la demagogia, la manipolazione della verità per catturare il consenso, la dipendenza dei leader vincenti dagli interessi particolari della loro maggioranza, tutto ciò confligge con il bene comune universale della polis. Coerentemente nella classificazione platonica la democrazia secondo le leggi è l’ultima e la meno auspicabile delle forme rette di governo, quella che meno garantisce sull’assunzione e sulla gestione del bene comune della polis come missione esclusiva del governo e, simmetricamente, nelle forme degenerate, la democrazia è la meno peggio rispetto alla tirannide ed all’oligarchia che, liberate dal vincolo del governo dei molti, assumono l’interesse dei governanti come fine esclusivo. La peggiore delle forme di governo migliori e la migliore di quelle peggiori; Platone non è, propriamente, un vessillifero della democrazia!