Bronzino ha immaginato e colto nel suo quadro Laura Battiferri come Petrarca vedeva la sua Laura, e così si presenta come l’erede di Simone Martini. Inoltre con le dita la Battiferri del quadro che tiene tra le mani indica una strofa ben precisa della canzone 240 di Petrarca. Sappiamo che Bronzino e Laura si scambiavano versi, un amore intellettuale temperato però sui codici del petrarchismo. Bronzino scriveva liriche lodando le sue virtù e lamentando il patire la sua irraggiungibilità, la associa al mito Dafne proprio come Petrarca fa con la sua Laura. In una poesia il pittore e poeta scrive di Laura “tutto dentro di ferro e fuori di ghiaccio”. È forse in questo verso la chiave di lettura del ritratto in cui infatti esalta il riserbo glaciale e il distacco di questa donna esemplare, al di sopra dell’umana misera condizione, utilizzando una tavolozza fredda, arricchita con colori di prugna e in basso a destra sotto il suo gomito un piccolo triangolo di rosso caldo: il risultato è un’opera che esalta le qualità interiori del soggetto, il prezioso valore spirituale di una donna e di una poetessa che seppe ispirare la sua epoca, condizionare il pensiero e la pratica religiosi e la scrittura femminile. Bronzino traduce in immagine l’anima di una donna che, scrivendo, fissa il suo nome nella nostra Storia letteraria con il contegno e il pregio di uno spirito raffinatissimo