Il Segno del Comando ha… segnato generazioni di telespettatori, anche quelli più giovani, che l’hanno visto in replica. Perché rompeva il modello degli “sceneggiati”, specialmente quelli diretti da Anton Giulio Majano. Adattamenti di classici o soggetti moralistici, misurati su inquadrature lunghissime. Non che “Il Segno del Comando” avesse il ritmo adrenalinico delle nuove miniserie in onda sulle piattaforme. Ma l’inquietudine della vicenda, fra il reale e il fantastico, appassionava e inquietava, fino a suscitare non poca apprensione fra gli italiani dell’inizio degli anni ’70, che preludevano a quelli di piombo. Loredana Lipperini riprende atmosfere e materiali dell’opera originale in un romanzo autonomo, che raddensa personaggi e circostanze di quell’irripetibile avventura esoterica consumatasi a Roma, una Roma molto differente da quella attuale. Inoltre “Il Segno del Comando” di Loredana Lipperini rientra in una collana della Rai Libri, “Canone inverso”, con la quale si ripropongono sotto forma narrativa le pietre miliari della televisione pubblica. Un procedimento che negli Stati Uniti si chiama “novelization”.
Inutile ripercorrere la trama. Invece conviene appuntare l’attenzione sulla cornice che la scrittrice costruisce ex novo intorno alle peripezie del professor Edward Forster, invitato dal British Council per tenere una conferenza sul diario romano di Byron e fagocitato da un intrigo fatto di occultismo, alchimia di ritorno, spiritismo e complotti nazisti.
Fra l’altro, appare nel libro uno dei più avvincenti e insolubili enigmi della storia non solo arcana: il Manoscritto Voynich. Si tratta di un volume circolato alla corte praghese di Rodolfo di Boemia, appassionato e mecenate di figure controverse, come il consigliere della regina Elisabetta I John Dee, mago e negromante. Redatto con caratteri mai decifrati, campeggia nella biblioteca del principe Anchisi, interpretato a suo tempo da Franco Volpi.
Ma il Manoscritto Voynich non è l’unico reperto che la Lipperini aggiunge ai misteri fra i quali deve dibattersi il professor Edward Forster. C’è soprattutto Lucia, la modella di Marco Tagliaferri, il pittore nato cento anni prima dell’accademico, nel suo stesso giorno. Viva o spettrale? Non a caso nello sceneggiato era interpretata da Carla Gravina, attrice simbolo della condizione femminile in via di affrancamento. La Lipperini riporta queste coordinate nel suo avatar romanzesco.
Allargandole a Barbara, segretaria di George Powell, funzionario dell’Intelligence Service sotto le mentite spoglie di scanzonato addetto culturale dell’ambasciata britannica a Roma.
Il presunto fantasma e la splendida ragazza moderna (Paola Tedesco) sono portatrici di uno spirito del tempo che conferisce una prospettiva di nuove modalità sociali al Segno del Comando.