Prima di diventare un protagonista della neo avanguardia artistica degli anni '60 con la famosa galleria romana 'La Tartaruga', Plinio De Martiis (1920-1984) è stato un animatore culturale di prima grandezza nella Roma del secondo dopoguerra (inaugurò tra l'altro il teatro Arlecchino dove si esibiva la straordinaria compagnia dei 'gobbi', con Franca Valeri, Vittorio Caprioli, Carlo Mozzarella e Alberto Bonucci) e soprattutto uno straordinario fotografo.
Lavorò a fianco dell'amico Mario Carrubba, girò Roma e l'Italia a caccia di immagini emblema alle prese col dramma sociale e quello della ricostruzione: e dal suo sterminato archivio, custodito dallo Stato, ogni tanto escono perle: come questa avvincente mostra dialogante con un altro grande della fotografia, William Klein (1926-2022), che a Roma fu pressoché coevo o quasi e vi impresse anche lui lo sguardo che galoppa in contrappunto alle immagini di Plinio ed offre un ritratto emozionante della città, dei suoi abitanti, delle sue rovine, degli splendori e miserie che da sempre la rivestono.
Scorrono così negli immensi saloni dell' ex Mattatoio a Testaccio i ritratti di un mondo proletario e sottoproletario, affiorato nel dopoguerra tra casupole di lamiera attorno la periferia e abitazioni rimediate al coperto di una rovina antica; ecco la autentica Roma di 'borgata' di Plino che esibisce sé stessa reclamando una vita degna per uscire dallamiseria e dal degrado. Alla emozionante Roma documentata dall'occhio di De Martiis fa da eco quella apparsa appena emersa qualche anno dopo (dal 1949 al 1956) con gli scatti di Klein che registra lo scoppiettio delle prime Vespe e Lambrette, le insegne pubblicitarie ingenuamente Pop, e l'affiorare di un sorriso cittadino che dismesso l'abito della scabra e disperata povertà, raggiunge i toni di un radiofonico,pretelevisivo ottimismo.
Le foto di Klein e De Martiis celebrano il culto della cronaca estemporanea e dello scatto-verità. Non indulgono a pittoricismi supplementari , soluzioni inquadrate per ben figurare ad effetto, manierismi vari; i due maestri sono cultori di un verismo ad intenzione realista, sia l'italiano che l'americano; eredi per inclinazione politica e culturale, di John Steinbeck, Frank Capra, René Clair e Jean Renoir.
Vederli insieme in questo spettacoloso dialogo visivo magistralmente allestito da Daniela Lancioni e Alessandra Mauro, arricchisce la mente per il grado di intensità visiva cui giungono le narrazioni quando suggeriscono il pregio maggiore nell'arte fotografica: per la poesia della sintesi e della semplicità ('sigilli veri')più difficile a farsi. Una mostra da non perdere, e da studiare. Aperta fino al 25 Febbraio prossimo. Accorrete.