Domenica 7 luglio 2024, ore 18:44

Lutto nella letteratura

La scrittura e la libertà contro la tirannia

di LUCA ROLANDI

Ismail Kadare è stato il maggior scrittore albanese più volte candidato al Nobel, scomparso il primo luglio nella sua casa parigina del Quartiere Latino di Parigi a 88 anni, moltissimi dei quali vissuti da esule dalla sua amata terra.

Kadare aveva trasfuso nelle sue opere un respiro di portata universale, che ne aveva decretato la fama mondiale, con traduzioni in circa quaranta lingue. Un impegno meticoloso, costante, il suo, dedicato alla denuncia dei regimi totalitari ed alla consacrazione della libertà di scrittura, cominciato con un esordio giovanile come giornalista e poeta.

Nato ad Argirocastro, un piccolo centro dell’Albania meridionale dove nacque anche Enver Hoxha, il sanguinario dittatore comunista si era laureato in Storia e Filologia all’università di Tirana e per due anni aveva studiato letteratura mondiale all’istituto Gor’kij di Mosca. Dovette interrompere la frequenza per motivi d’incompatibilità politica e culturale. Tornato a Tirana, cominciò a lavorare da giornalista letterario, fino a dirigere lui stesso la rivista «Les Lettres Albanaises». Risale al 1963 la prima grande opera di Kadare, Il generale dell’armata morta, un romanzo di assoluto valore capace di travalicare confini e diventare il simbolo della voce dei senza voce. Kaadare non era un semplice oppositori di tutti i totalitarismi lui che aveva subito uno dei più crudeli e brutali, ma un narratore della libertà interiore ed esteriore il tempo dell' uomo vivo. Kadare si ispirata alla poetica di Alighieri. E non si tema ardito questo accostamento. Era cioè uno scrittore in cui la preponderanza del simbolo e a volte anche dell’allegoria era tale da generare non di rado mondi fantastici o comunque sospesi che parlavano comunque di questo mondo, anzi della sua terra tormentata, dove il sangue è scorso a fiumi nei secoli. Come in Dante e in altri autori cui è stato accostato – Kafka, Orwell, Kundera – mito e storia erano facce opposte ma coincidenti di una stessa medaglia. Un esempio è sicuramente Il palazzo dei sogni del 1981, romanzo allegorico il cui giovane protagonista, discendente di un’illustre famiglia dell’impero più o meno immaginario inizia la sua carriera di funzionario in un organismo segreto e terrificante preposto a raccogliere fin nelle più sperdute province i sogni di tutta la popolazione, per poi radunarli, classificarli e interpretarli al fine di isolare una serie di sogni-guida, suscettibili di annunciare il destino del regime e del suo tiranno. Non era difficile scorgervi delle allusioni al governo dispotico dell’Albania e infatti il libro venne vietato e il suo autore perseguito non solo in patria. Con Kadare si spegne una voce libera, resta intatto il suo pensiero e la sua opera.

( 4 luglio 2024 )

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