Martedì 17 dicembre 2024, ore 8:49

Libri

I reportage di Simenon

di ENZO VERRENGIA

Dire che Georges Simenon non è solo Maigret sembra un’ovvietà oggi che il culto dello scrittore di Liegi non trova più detrattori. Ma l’uscita da Adelphi di “Dietro le quinte della polizia” aggiunge alla fisionomia letteraria del grande belga quella fin qui passata leggermente sottotono. Il prezioso volumetto infatti raccoglie i reportage che Simenon pubblicò negli anni ’30 del secolo scorso su alcuni periodici francesi ascrivibili al genere chiamato dagli americani “true crime”. È il filone che dilata la cronaca nera in scorci più analitici, ai confini tra informazione e narrazione.

Se Simenon cercava il cosiddetto uomo nudo, dove trovarlo con più crudezza se non nelle vicende sviscerate dalla “vera” polizia, composta da veterani del crimine, dell’abominio, della violenza, del sangue? Gli ispettori che girano nei corridoi del Quai des Orfèvres, sede centrale della polizia parigina, e del palazzo di rue des Saussaies, Direzione della Sicurezza generale, non hanno nulla di fascinoso, geniale e stupefacente. I loro successi nella risoluzione di delitti, nella cattura di malviventi di ogni sorta e nel recupero dei bottini di rapine e truffe dipendono dall’esperienza, dalla familiarità con gli ambienti criminali e soprattutto dal lavoro sul campo, con le scarpe grosse, sotto la pioggia, la neve o il sole inesorabile delle estati parigine.

Simenon conduce i lettori attraverso i riepiloghi di casi sconosciuti o scandali d’epoca, in primis quello che scatenò una crisi ai massimi livelli istituzionali per le malefatte di Stavisky, cui Alain Resnais dedicò il suo capolavoro cinematografico del 1974, con l’interpretazione di Jean-Paul Belmondo e la sceneggiatura di Jorge Sempun.

Le pagine di “Dietro le quinte della polizia” si sfogliano con un’avidità da appassionati di letture d’azione non inferiore a quella suscitata dai migliori gialli. Insomma il libro è propedeutico alla scansione dell’opera tutta di Simenon. Queste snelle e sincopate sortite giornalistiche contengono in nuce i romanzi che all’inizio firmava gli pseudonimi di Georges Sim, Jean du Perry, Christian Brülls e altri. Simenon li butta giù ad una celerità imbattibile perfino dagli odierni adepti del word-processor. Peraltro, dal 1925 e il 1934, a ridosso dei pezzi raccolti in “Dietro le quinte della polizia”, Simenon scrisse più di cent’ottanta romanzi. Negli articoli affina gli strumenti linguistici. Inizia per lui il procedimento di riduzione del lessico che è la base universale della prosa. Molti anni dopo, da figura ormai autorevole, avrebbe dichiarato ad André Perinaud: «In genere, uno scrittore tenta di arric­chire il proprio vocabolario (…), ma a che serve se il novanta per cento dei lettori non capisce? (…) Io cerco di scrivere in una lingua che la maggioranza della gente possa compren­dere.»

Georges Simenon, Dietro le quinte della polizia, Adelphi 2022, pp. 300, Euro 16,00

 

( 2 gennaio 2023 )

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