Una delle istituzioni culturali e artistiche più importanti di Milano è la Veneranda Biblioteca Ambrosiana, che comprende una Biblioteca, una Pinacoteca e una Accademia. Voluta dal cardinale Federico Borromeo, come luogo di studio, di conoscenza, di spiritualità e di dialogo, custodisce opere di inestimabile valore. Negli archivi della Biblioteca (fondata nel 1607 e aperta a chiunque fosse capace di leggere e scrivere) sono conservati oltre un milione di stampati, quasi 40 mila manoscritti (tra cui il Codice Atlantico di Leonardo), 12 mila disegni, 22 mila incisioni oltre a mappe antiche, pergamene, papiri. La Pinacoteca (istituita nel 1618) ospita invece una collezione di capolavori, tra cui il “Musico” (sempre di Leonardo), la “Canestra di frutta” di Caravaggio, “L’adorazione dei Magi” di Tiziano, la “Madonna del Padiglione” di Botticelli, il Cartone preparatorio della “Scuola di Atene” di Raffaello, i “Vasi di fiori” di Jan Brueghel. Spesso la Pinacoteca presta i suoi spazi e fa da “vetrina” ai tesori della Biblioteca e così, fino al prossimo 15 novembre, nelle sale 2 e 3 del complesso museale di piazza Pio XI, sarà possibile visitare una splendida mostra istituita in occasione della pubblicazione del volume di Milvia Bollati e Marco Petoletti “Manoscritti miniati in Italia della Biblioteca Ambrosiana (fondo inferior). Il Trecento” (Viella). Tra i “pezzi” esposti ci sono il “Seneca tragico” (immagine a fianco, © Veneranda Biblioteca Ambrosiana/Mondadori Portfolio), miniato da Niccolò di Giacomo da Bologna intorno al 1385 con scene che visualizzano il contenuto delle Tragedie antiche e lo straordinario “Solino”, un unicum nel panorama della trasmissione di questo compendio di “mirabilia”, per l’eccezionale complessità e qualità dell’apparato iconografico.
Prestigiosa è anche la serie di manoscritti liturgici trecenteschi dell’Ambrosiana: tra quelli esposti ci sono il “Messale” di Roberto Visconti, arciprete della Cattedrale di Milano, che dettò testamento nel 1327 ricordando tra i suoi beni questo volume, e un altro “Messale” ambrosiano, miniato da Salomone de’ Grassi e collaboratori sul finire del Trecento. C’è anche un manoscritto in lingua italiana: il volgarizzamento della prima decade di Tito Livio, copiato nel 1372-1373 da Giovanni Cattaneo del Sestriere veneziano di Santa Croce, i cui margini sono impreziositi da una serie di disegni, con una precisione e un’attenzione che destano meraviglia. Da segnalare anche alcuni volumi che, pur essendo privi di una decorazione iconica, presentano un sistema di filigrane in oro e inchiostro di eccezionale impatto visivo e grande raffinatezza. Il visitatore è accompagnato nel percorso espositivo ad apprezzare la bellezza di queste opere per scoprire quella miniera di storie, che è ogni manoscritto medievale. La mostra è aperta tutti i giorni (tranne il mercoledì) dalle 10 alle 18 ed è inclusa nel biglietto di ingresso alla Pinacoteca.