E’ difficile evitare che l’umanità ricada in tempi bui, che regredisca ciclicamente o addirittura precipiti nell’orrore. Il male a volte sembra avere l’ultima parola, soprattutto se maggioranze silenziose e indifferenti gli danno una mano. Per fortuna esistono uomini e donne, pensatori-contro, figure profetiche, che possono illuminare queste drammatiche epoche della storia e alimentare la luce della ragione e del bene. Essi si muovono tra la consapevolezza lucida del reale e la tensione utopica, tra l’esistente, con le sue rovine, e il possibile, con le sue innumerevoli potenzialità, e ci aiutano a sperare contro ogni speranza. l’origine del male, l’Olocausto) Arendt delinea in questa raccolta alcuni ritratti di queste personalità scomode e controccorrente: Luxemburg, Giovanni XXIII, Jaspers, che fu suo maestro, Blixen, Brecht, Broch, Gurian, Jarrell, Lessing, il principale esponente dell’illuminismo letterario, in onore del quale tenne nel 1959 un celebre discorso.Tra tutti i ritratti ce n’è uno che spicca però per ampiezza e intensità emotiva ed è quello dedicato a Walter Benjamin, forse il personaggio più vicino per età, ispirazione politica, sensibilità, affinità elettiva, a Arendt. Benjamin, lo scrittore ebreo-tedesco che “scelse la morte in quei primi giorni dell’autunno del 1940” per sfuggire nei pressi di Port Bou alla cattura dei nazisti; “il marxista più strano che io abbia conosciuto”, il pensatore non volgare attratto dalla storia ma da un’angolazione tutt’altro che dialettica, interessato ai granelli, ai dettagli, ai fenomeni concreti, nei quali scoprire quel germe di autenticità misconosciuto nell’analisi dei grandi processi. Benjamin, il pescatore di perle, capace di andare sui fondali alla ricerca, nei momenti di decomposizione, di formazioni cristalline. E’ qui, nelle epoche di disumanizzazione, che risplende ancora l’angelo di Klee, qualcosa dell’umano nonostante tutto.