Questo è uno di quei brutti passaggi in cui l’urlo delle tifoserie politiche da una curva ( ”Di - missioni”) all’altra (“Complotto !) copre i rumori della partita in corso. Una partita importante, non solo per i romani. E’ fuori luogo, in senso assoluto, confrontare tre mesi di guida 5 Stelle con anni di dominio Pd, intervallato da una stagione della destra dal pari, desolante esito. E’ fuori luogo, in senso assoluto, aspettare dopo tre mesi sulla riva del fiume il passaggio del nemico senza il suo carico di rifiuti smaltito; e in ritardo su mezzi di trasporto dimezzati. E’ fuori luogo, in senso assoluto, almeno allo stato dei fatti, paragonare Mafia Capitale ad indagini per abuso d’ufficio e reati ambientali. In senso assoluto, appunto. Ma il fatto è che proprio i 5 Stelle ci hanno riempito la testa, e per molti la speranza, di assoluto. E sull’assoluto i grillini hanno fatto il pieno di voti. L’assoluta trasparenza, l’assoluta onestà, l’as - soluta legalità, l’assoluta cittadinanza. Purtroppo o per fortuna (io accendo l’opzione fortuna) l’assoluto in politica non è un programma. A meno che non sia un programma dire semplicemente No alle Olimpiadi a Roma nel 2024, impedendo così non solo di creare infrastrutture, lavoro e uno slancio di crescita; ma anche di costruire e testare un nuovo sistema anticorruzione, in grado di evitare le degenerazioni del passato. Non è programma nemmeno iscriversi alla scuola social degli incazzati contro la casta, sede distaccata del blog del capo. Ce ne stiamo tutti, forse, accorgendo, molto prima del prevedibile. E così l’assoluto è sbiadito subito nel relativo. Giunta nominata l’ultimo giorno utile (dopo mesi di slogan vittorioso “siamo pronti”) ? Anche gli altri fanno così. Tre capi di gabinetto in tre mesi? E’ successo anche con la giunta Alemanno (in quattro anni). Guerre intestine non dichiarate? Politicamente fisiologico confronto interno. Dimissioni a catena? Nessuna crisi, andiamo avanti. Indagini su assessori della propria giunta? Beh, prima vediamo più esattamente di cosa si tratta. Verrebbe da dire: benvenuti nella politica. Quella del compromesso che è concetto nobile, perché nobilita la faticosa mediazione tra persone (meglio se di persona) ; quella delle furiose liti, sempre ricomponibili; delle opinioni confrontate e non scagliate addosso come una sentenza esecutiva; del garantismo, magari non a senso unico; dell’uso della diretta streaming non solo per umiliare l’avversario. Verrebbe da dire questo, se non sembrasse a qualcuno la cinica e inaccettabile logica della chiamata di correo (tutti colpevoli nessun colpevole). Verrebbe da dire questo, se si desse per scontata in questo momento la capacità di intendersi su concetti base. Ad esempio: siamo tutti d’accordo sul fatto che in politica onestà sia non solo rubare (pre-requisito per qualunque tipo di relazione), ma anche presentare candidati parlamentari, sindaci o anche solo presidenti di municipio (a Roma, sono veri e propri sindaci di medie-grandi città) che abbiano una competenza che vada oltre il controllo di un centinaio di voti, quando si vuole proprio esagerare, ottenuti nelle stanze del web con input e timbro dello studio associato del fondatore? E, soprattutto, siamo tutti d’accordo sul fatto che la politica è attività umana fondamentale, e che i partiti - profondamente da riformare - svolgano comunque un ruolo insostituibile (perché l’alternativa sperimentata dovunque nel tempo e nello spazio ha portato solo violenza e sopraffazione) ? Vale la pena parlare di questo, mettendo da parte vaffa e controvaffa. il vero raggiro della politica.