Domenica 8 settembre 2024, ore 1:57

Tecnologia

Transizione e mobilità: soltanto il 42% delle aziende pronto alla scadenza del 2035

A piccoli passi si avanza ma a ben vedere i passi sono troppo piccoli per auspicare una vera svolta nel segno della transizione energetica e della mobilità. Ebbene, meno della metà delle aziende italiane della filiera auto (il 42,8%) è già orientata alla produzione di componentistica per veicoli ad alimentazione elettrica e a idrogeno, mentre il 16,4% valuta addirittura l'uscita dal settore automotive in vista della scadenza del 2035, anno dello stop delle vendite di automobili nuove con motore endotermico. ”Per un'impresa su dieci abbandonare è l'unica opzione possibile”. È questo il quadro che emerge dall'Osservatorio sulla componentistica automotive italiana e sui servizi per la mobilità, indagine della Camera di commercio di Torino e dell'Anfia. ”Le imprese sono preoccupate anche dell'entrata nel mercato europeo dei produttori cinesi”, soprattutto di auto elettriche e ibride: il 36% li considera una minaccia. ”Le nostre imprese mostrano un'attiva capacità di reazione, continuano a muoversi in contesti internazionali e a investire in ricerca e sviluppo per mantenersi competitive”, commenta il presidente della Camera di Commercio di Torino, Dario Gallina. In vista della transizione energetica, le imprese del comparto indicano tra le priorità di intervento misure di sostegno agli investimenti per le riconversioni produttive e di incentivazione al reskilling e upskilling dei lavoratori. ”Grazie all'accordo che l'Anfia ha siglato con il Mimit, queste misure verranno presto definite nell'ambito di un più vasto progetto per rilanciare il settore e la produzione nazionale di autoveicoli”, aggiunge Marco Stella, presidente del Gruppo Componenti Anfia. In linea generale, il settore della componentistica automotive (2.167 imprese che impiegano 167.000 lavoratori e generano un fatturato di 55,9 miliardi di euro) gode di buona salute, assicurano i rappresentanti delle imprese del comparto. Inoltre, il 72% delle aziende che hanno risposto all'indagine annuale ha registrato nel 2022 un aumento del fatturato, per la metà superiore al 10%. Si riduce dal 72,9% del 2021 al 68,4% la quota di imprese che ha Stellantis e Iveco nel portafoglio clienti. Sale inoltre all'80,7% la quota di aziende che dichiara di vendere i propri prodotti sui mercati esteri- Per il 2023 il 49% delle imprese prevede un aumento del fatturato. Nonostante il quadro positivo delle performance del settore anche in termini di esportazione, la preoccupazione è forte e sono in molti a pensare di non riuscire ad agganciare la transizione energetica e ad imprimere un cambio di passo al proprio modello di business. Una preoccupazione che si consolida anche di fronte alla mancanza di un piano decennale sulla transizione energetica nazionale che le aziende chiedono al governo anche considerando gli obiettivi di decarbonizzazione a cui l’Italia ha aderito.
An. Ben. 

( 25 ottobre 2023 )

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