Silvia Russo è la nuova segretaria generale della Cisl Toscana. Davanti la neosegretaria si trova una regione che non sta attraversando certo il suo momento migliore.
Se il turismo viaggia a gonfie vele, i servizi prosperano e il settore primario, con le sue produzioni di eccellenza, ha fatto della Toscana un brand alimentare globale (basti pensare che Nestlé, quando acquisì Acqua Panna si affrettò a inserire in etichetta, prima di distribuirla in tutto il mondo, proprio il nome della regione in cui sgorga), a segnare il passo è quello che resta il primo motore dell’economia: il manifatturiero. Con difficoltà che toccano anche settori fino a poco fa inimmaginabili, come la moda, protagonista di anni e anni di crescita che pareva inarrestabile. E poi c’è l’emergenza sicurezza sul lavoro: in dieci mesi a Firenze due tragedie enormi, in via Mariti e a Calenzano, che rimettono in discussione tutto il sistema della prevenzione.
E allora partiamo da qui, perché la vita vale più di ogni altra cosa.
Non è possibile che solo dieci mesi dopo quanto successo in via Mariti, la Toscana sia di nuovo a piangere per una tragedia di queste dimensioni in un luogo di lavoro. Non bastano lo sgomento, il dolore e la rabbia: dobbiamo fermare questo massacro. Per farlo dobbiamo domandarci se in questo territorio si fa tutto quanto è possibile per tutelare la sicurezza sul lavoro, quanti sono e quanto sono efficaci i controlli, se c’è un coordinamento sufficiente e adeguato tra i preposti a garantire la sicurezza. Chiediamo anche alla Regione, che sull’argomento ha sempre dimostrato grande attenzione, di attivarsi per garantire che il coordinamento degli interventi sul territorio sia massimo, che le forze sul campo per fare i controlli siano di più e che i controlli siano più efficaci.
Spetterà come sempre alla magistratura accertare eventuali responsabilità su quanto accaduto stamani, ma è tragicamente evidente che su questo territorio c’è un problema.
Parliamo della situazione economica. Ci sono diversi segnali preoccupanti per la Toscana.
E’ vero, stiamo vivendo un momento molto complicato e rischiamo l’indebolimento serio del settore manifatturiero. E’ il caso della crisi che ha colpito il settore moda. Per questo al tavolo regionale, che la Cisl ha fortemente voluto, stiamo lavorando a vari livelli, perché non siamo di fronte a una crisi momentanea, ma di sistema.
Da un lato quindi occorre garantire una copertura adeguata con gli ammortizzatori sociali a tutti i lavoratori, comprese le piccole e piccolissime imprese, per tutto il tempo necessario. Dall’altro dobbiamo aiutare e supportare le imprese, anche con dilazioni dei pagamenti e delle tasse, per quelle che documentino lo stato di crisi. E su questi punti la Toscana deve essere unita, in tutte le sue componenti, riuscendo a fare massa critica nei confronti del governo e anche dell’Europa, perché la crisi chiama in causa anche altri paesi vicini, in primo luogo la Francia, visto che tante firme italiane sono state acquistate da gruppi francesi, ma anche la Germania, che pure sta vivendo difficoltà.
Dobbiamo inoltre cominciare un lavoro di studio e approfondimento per guardare attraverso questa crisi e vedere come ne usciremo. Forse non recupereremo tutto quanto abbiamo perduto e i sistemi produttivi dovranno ridurre le quantità; in quel caso occorrerà tracciare percorsi di ricollocazione di una parte dei lavoratori espulsi.
Ma non è sola la moda a preoccupare.
No, è il manifatturiero nel suo complesso. I servizi vanno bene, altrettanto il turismo. Ma la crisi del manifatturiero rischia di avere un effetto trascinamento su tutta l’economia.
Ci sono difficoltà anche nell’automotive e nella metalmeccanica, lo stesso settore orafo soffre, c’è tutta la partita della siderurgia con la priorità di far ripartire Piombino. Dobbiamo usare il metodo adottato al tavolo della moda. E prevenire le difficoltà delle varie filiere, cercando di individuare in anticipo i settori su cui lavorare, per i quali implementare la formazione, con politiche attive del lavoro in grado non solo di affrontare l’oggi, ma anche di guardare avanti, tenendo le antenne alzate per capire i cambiamenti.
Nella sanità oggi mancano medici e infermieri perché non si è saputo guardare avanti e formarli per tempo. Anche per formare certe professionalità bisogna muoversi in anticipo.
E il mercato del lavoro, come va ?
Abbiamo un mismatch molto alto tra domanda e offerta, tra le professionalità esistenti e quelle cercate dalle imprese. Nelle università formiamo tanti giovani che finiscono per cercare lavoro all’estero o in regioni più a nord. Dobbiamo essere più capaci di coprire le richieste di manodopera specializzata, ma anche di profili universitari, indirizzando i nostri giovani verso percorsi formativi, a cominciare dagli indirizzi STEM, più utili al nostro settore produttivo.
Per questo dobbiamo anticipare le tendenze: ad esempio, quali saranno le applicazioni dell’intelligenza artificiale nei nostri settori economici ? Bisogna studiare e conoscere il territorio e le sue caratteristiche. In questo l’Irpet, istituto regionale per la programmazione economica, ha una funzione molto importante che va in qualche modo rivalutata e riportata all’interno delle politiche del lavoro.
Il turismo invece vola; anche troppo in certi territori.
La Toscana è ricchissima di luoghi che sono legati non solo a tradizioni storiche, ma anche a percorsi di cultura importanti, che vanno valorizzati in rapporto al turismo. Bisogna andare oltre l’area metropolitana di Firenze, alle prese con problemi di overtourism, o altre zone che si fanno pubblicità da sole, come Siena o Pisa, o la costa per il turismo balneare, e cercare di valorizzare territori meno conosciuti da un punto di vista turistico, ma che hanno patrimoni culturali unici al mondo.
Altre azioni da mettere in campo per dare forza alla Toscana?
Un nodo da sciogliere, per favorire la crescita è certamente quello della cosiddetta multiutility: energia, acqua e rifiuti sono settori strategici e possono diventare, a seconda delle scelte che verranno fatte, un motore dello sviluppo -come in regioni a noi vicine- oppure una zavorra di costi e inefficienze. Gestire bene questi asset, con un’unica società, che garantisca qualità del servizio, bollette più basse e buona occupazione, si può: bisogna saper scegliere, avendo chiaro dove vogliamo andare, ma utilizzando la concretezza e il pragmatismo nel costruire la strada per arrivarci, piuttosto che rinchiudersi nell’ideologia che ad esempio ha portato la politica negli ultimi mesi a dilaniarsi sull’ipotesi della quotazione in borsa. Altrimenti rischiamo di restare preda di altri interessi, internazionali o di regioni a noi vicine.
In Toscana si vive a lungo. E’ un bene. Ma ha delle conseguenze.
Già, dobbiamo fare i conti con l’invecchiamento della popolazione, anche perché sappiamo perfettamente che, di qui a 10 anni, saremo tra i più vecchi d’Italia e dovremo pensare in maniera meno demagogica e ideologica a soluzioni alternative. Penso ad una serie di aiuti e supporti per le famiglie e per le persone sole, come può essere il co-housing, ripensato in maniera corretta e sostenibile, anche per la parte dei costi, o altre modalità che finora non sono state studiate e sviluppate abbastanza.
E questo significa anche ripensare tutta la rete di assistenza agli anziani, cominciando dalla formazione delle persone che stanno con loro. Anche in questo caso il rischio è che, se non sapremo costruire con le nostre intelligenze e capacità soluzioni in linea con la storia e la cultura della Toscana, magari creando luoghi di accoglienza e sollievo integrati nel territorio, a livello di quartiere, finiremo per divenire terra di conquista delle multinazionali, con Rsa enormi gestite tipo dormitorio o ospedale.
Alberto Campaioli