Venerdì 23 agosto 2024, ore 3:49

Sanità

Sanità: un sistema da curare

Oggi la celebrazione della Giornata mondiale del malato è stata l’occasione per una riflessione su questi anni di pandemia nei quali tante persone hanno visto peggiorare le proprie patologie (causa restrizioni da Covid) per il ritardo nei controlli, cure e interventi. La stessa vita media in Italia, fa sapere l’Istat, con aspettativa tra le più lunghe dell'intero pianeta ha subìto per la prima volta, non solo una battuta di arresto, ma si è oggettivamente ridotta. Più che mai evidente la necessità di un cambio di passo per supportare tutto il sistema medico-sanitario che, pur travolto dall’emergenza, si è prodigato senza risparmiarsi in alcun modo. Su questi temi Conquiste ha chiesto di fare un’analisi a Biagio Papotto, segretario generale della Cisl Medici.
Segretario, l'importanza straordinaria del ruolo rivestito da medici e personale sanitario è fuori discussione, ma a che punto siamo nel riconoscimento di tale ruolo?
Devo rispondere in modo duplice: all’interno della nostra confederazione è sempre stata riconosciuta la valenza intrinseca dei medici, dei dirigenti sanitari e anche dei colleghi delle professioni sanitarie. Questo riconoscimento non è stato certo dovuto alla straordinaria visibilità che la pandemia ha purtroppo dato al lavoro di cura e alle troppe morti dei colleghi "mandati in guerra pressoché disarmati" e ancor più da ammirare perché consapevoli dei rischi che correvano. All’esterno, invece, l’epidemia da Covid 19 ha provocato una reazione emozionale forte solo nel primo periodo, nei primissimi mesi, quando il nemico invisibile ma letale ha imposto misure di restrizione collettiva. L’attenuarsi della prima emergenza ha ingenerato nella gran parte della popolazione l’errato convincimento che si potesse uscirne da soli. Le successive recrudescenze (chiamate "ondate" solo per comodità e che invece sono solo punte di un iceberg tuttora presente) hanno invece reso possibile ad alcuni politici, disposti di cavalcare la facile tigre dell’indisponibilità a tollerare discipline e comportamentali rigorose, e l’incredibile fortuna di avere in tempi rapidissimi la disponibilità di medicinali ha aggiunto poi l’ignoranza clinica a quella malintesa "smania di libertà". 
La pandemia ha evidenziato, semmai ce ne fosse stato bisogno, le carenze croniche del sistema sanitario. Ci sono segnali tali da far sperare che vengano colmate?
Preferisco evitare toni troppo entusiastici ma pare che - dopo anni di insistenza della Cisl e Cisl Medici, mai assoggettate alle logiche politiche dei "tagli lineari" e che avevano sempre chiesto di investire sul Servizio Sanitario nazionale a medio-lungo termine - una luce si veda, in fondo al tunnel. Il Governo, nella legge di bilancio 2022, ha finalmente aumentato il Fondo sanitario, ma soprattutto ha previsto di ampliare sostanzialmente il numero delle borse di specializzazione, consentendo così un incremento dei medici che potrà fornire una "boccata di ossigeno" vitale ai nostri ospedali. I medici italiani (e questo paradossalmente è noto all’estero e non in patria) sono tra i migliori al mondo, le nostre scuole mediche "sfornano" clinici di prim’ordine, contesi ed attratti all’estero da stipendi doppi o tripli e - soprattutto - da una considerazione per la loro persona e la loro preparazione che in Italia non c’era più da decenni. Adesso cerchiamo di invertire la tendenza. Ripeto: nella considerazione ancor prima che nella retribuzione.
A livello contrattuale qual è la situazione del personale medico/sanitario?
Dopo il triennio 2016/2018 che non ha permesso - per il ritardo nella certezza degli stanziamenti e il contemporaneo restringimento dei tempi di discussione, dovuti a scelte politiche che fino all’ultimo hanno compresso la tornata di riferimento - siamo ora in attesa di ricevere l’atto di indirizzo da parte del Governo e della conferenza Stato-Regioni, mossa preliminare per l’apertura della discussione. Una volta di più: il triennio è già concluso, ma i soldi per poter aver contezza sulle disponibilità effettive (non grandi, peraltro) sono stati ufficializzati solo nella Legge finanziaria del dicembre scorso. La Cisl Medici, con la sua struttura tecnica e politica, è comunque pronta fin da subito a sedere al tavolo.
La Cisl come si è mossa e si sta muovendo per veder riconosciuti i diritti e le tutele, anche relative alla salute e sicurezza del personale?
Già da molti anni promuoviamo iniziative, incontri e seminari sul tema e abbiamo - congiuntamente alla confederazione - partecipato ad audizioni sulle iniziative legislative relative. Basti pensare alle recenti proposte per l’equiparazione ai pubblici ufficiali e alla tutela, specialmente per le colleghe impegnate nella medicina del territorio, spesso lasciate sole in presìdi isolati, in balìa di malintenzionati o pazienti con turbe comportamentali. La Cisl Medici ha da sempre poi previsto, al proprio interno, figure specifiche nella segreteria e gruppi di lavoro dedicati alla "medicina di genere", che secondo me rappresenta una frontiera di civiltà ancora troppo poco percepita nell’immaginario collettivo. Se ci limitassimo solo a prevedere tutele assicurative e procedure risarcitorie dovremmo fare altro, non i medici-sindacalisti come invece tenacemente vogliamo continuare ad essere.
Cecilia Augella

( 11 febbraio 2022 )

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