Domenica 8 settembre 2024, ore 2:56

Editoria

Rai: servizio pubblico in crisi di identità

Nei giorni scorsi era stato firmato il rinnovo del contratto (oggi invece bocciato dal referendum dei lavoratori) per diecimila operai, impiegati e quadri della RAI, la più grande azienda editoriale del Paese. Un contratto soddisfacente, a detta dei sindacati, che attendeva da circa un anno e mezzo ma le cui condizioni non sono state approvate dal personale non giornalistico.
Come si può superare la crisi sistemica che investe l’azienda? Conquiste ha colto l'occasione per rivolgere alcune domande ad Alessandro Faraoni, segretario generale della Fistel Cisl.

Il rinnovo del contratto Rai è ancora al vaglio dei lavoratori si sta votando in questi giorni il referendum, il contratto se validato dai lavoratori aiuterà a recuperare una parte dell'inflazione e porterà un po' di ristoro da un punto di vista economico, ma bisognerà dare un futuro a questa importante azienda, non solo da un punto di vista salariale, ma di sostenibilità per il medio periodo, per il futuro delle lavoratrici e dei lavoratori. La crisi della Rai non è puramente economica, ma riguarda l'aspetto finanziario, in termini di certezze e di gestione, (problemi indotti da una riduzione del canone senza una riforma di governance e solo un taglio lineare poco comprensibile).

La parte normativa rinnovata nel contratto andrà a sostegno dei modelli produttivi previsti per l’autunno? Saranno utili ad affrontare i nodi che imbrigliano la Rai e ne mettono a rischio il futuro ?
La parte normativa è stata rimandata quando si affronteranno i piani esecutivi del piano industriale (trasformazione in media e digital company), solo dopo arriverà un confronto su nuovi modelli organizzativi e produttivi e la riduzione dell'orario di lavoro, la Fistel Cisl è pronta a governarne e a confrontarsi per il cambiamento, che porti ad un rilancio produttivo e alla valorizzazione delle risorse interne.

La vendita delle quote di maggioranza di Rai Way senza un piano industriale non è un’illusione? Rischia di essere dannosa per migliorare le condizioni dell’azienda?
La vendita delle azioni di RAI WAY, potrebbe indebolire l’azienda, poiché la stessa porta alla società capogruppo da sempre degli utili. Quindi potrebbe essere solo un'operazione per far cassa visto l'indebitamento in RAI importante, anche se al momento sembrerebbe sostenibile, sarà importante capire lo scenario futuro industriale del comparto. Una eventuale fusione con altre aziende del settore, così come dichiarato da tempo, che possa dar vita ad un gestore unico dei segnali radio televisivi, è una scelta politica su cui si può discutere, ma per noi sarà fondamentale se dovesse nascere una nuova azienda, che la governance rimanga sotto il controllo pubblico. È bene anche precisare che il digitale terrestre è un business che ha futuro limitato e la fusione con Ei Towers, già sotto il controllo di Cassa Depositi e Prestiti servirà a fare sinergia e differenziare le attività. Questo è quello che diremo quando avremo l'occasione di confrontarci con le istituzioni e con il ministero competente.

Il sindacato che obiettivi si pone? Quali sono per la Fistel i problemi che rischiano di schiacciare la Rai?
L'incertezza delle risorse economiche e finanziarie, e oltre a dover tenere degli ascolti importanti per la raccolta pubblicitaria, la sfida più grande è quella di far ritornare ad essere la Rai la più grande industria culturale del Paese, attraverso programmi di qualità (di informazione, approfondimento e di intrattenimento) che la qualifichino come tale dai cittadini, e attraverso un rilancio delle risorse professionali interne, passando per la formazione ed investimenti tecnologici mirati. A che punto è il suo ruolo di servizio pubblico? E' ad un punto fondamentale, il contratto di servizio pubblico (quinquennale) è stato rinnovato, va rinnovata la concessione (decennale), che scadrà nel 2027. Per il futuro della RAI bisognerà interagire con tutti gli stakeholder, con tutte le parti che direttamente o indirettamente sono coinvolte a vario titolo nella mission che ha la RAI come servizio pubblico, sia in termini di sostenibilità economica, spesso le attività richieste nel contratto di servizio pubblico superano le entrate previste da canone (che è vincolato alla realizzazione dei programmi e delle attività previste dal contratto di servizio pubblico) non sono sufficienti, ma l'aspetto dei contenuti dei programmi informativi e di programmazione radio televisiva, sarà il nuovo patto sociale che la RAI dovrà "siglare" con i cittadini, per farla tornare ad essere un'azienda apprezzata stimata da tutti gli "abbonati".

Cosa pensa il sindacato della politicizzazione della Rai? C'è sempre stata ma non fa che peggiorare
La lottizzazione della RAI una volta veniva bisbigliata e denunciata solo da alcuni giornalisti del settore, oggi è diventato sport diffuso denunciare una triste realtà di dominio pubblico. Di dominio pubblico perché la RAI è sempre stata appannaggio delle scorribande politiche di destra e di sinistra nei ruoli chiavi a scapito della ricerca di manager professionalmente validi. E questo è un tema che come Fistel Cisl abbiamo sempre denunciato a prescindere da chi fosse al governo, perché noi non abbiamo governi amici o nemici e prescindiamo dalle colorazioni politiche. E' necessaria una riforma della governance: innanzitutto con un mandato più duraturo (3 anni sono insufficienti per governare un'azienda così complessa come la RAI); mandato che ponga dei criteri di nomina dei vertici in chiave di capacità manageriale, perché la RAI è un'azienda tecnologica che si pone quindi su uno scenario industriale del settore audio visivo, di grande concorrenza, sia di aziende con radio e tv generaliste che delle nuove realtà di piattaforme multimediali a livello mondiale; che risolva, infine, il problema del codice appalti, che la vede come una pubblica amministrazione ingessata ed incapace di rispondere prontamente con gli investimenti tecnologi necessari, per stare al passo dei tempi e per tenere testa alla concorrenza esterna, evitando appalti esterni.

In conclusione si può affermare che il quadro in cui la nuova Rai dovrà , forse, in parte riappropriarsi  del suo ruolo di servizio pubblico, è assai complesso. Oltre alla cura dei canali tematici e all’innovazione nel settore on demand, resta fondamentale la sua presenza nel comparto generalista dove la tradizionale competizione con Mediaset non è più il suo unico punto di riferimento. Ora per interpretare a dovere il ruolo di servizio pubblico occorre sapersi distinguere anche da altri soggetti che a sorpresa, proprio sul versante generalista dimostrano di avere notevoli interessi, solide basi economiche, una certa abilità. Questo è il compito a cui dirigenti, direttori, donne, uomini, programmi e progetti proposti dalla Rai sono chiamati a rispondere, e sulla capacità di realizzare questo obiettivo, vanno giudicati.
Cecilia Augella

( 25 luglio 2024 )

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