L' anno scorso i Centri Antiviolenza lombardi (dati della Regione) hanno preso in carica 5.810 donne, per la maggior parte con un’occupazione stabile e una formazione scolastica media o medio-alta, che hanno subito varie forme di violenza (fisica, psicologica, economica). Secondo il ministero dell’Interno in Italia fra l’1 gennaio e il 10 novembre 2024 ci sono stati 97 femminicidi, 83 dei quali in ambito familiare/affettivo e per 51 casi compiuti dal partner o da un ex partner. Un’indagine della Polizia (2021-2023) ha evidenziato che colpiscono in larga maggioranza l’universo femminile reati come gli atti persecutori (75%), i maltrattamenti contro familiari e conviventi (82%) e le violenze sessuali (91%).
Sono numeri impressionanti e a questo grave problema non è estraneo il mondo del lavoro, che può però diventare un’ancora di salvezza, un luogo di protezione. Parte da questa convinzione il progetto “Le Sentinelle”, promosso dalla Cisl di Milano in collaborazione con la Fondazione Libellula, che opera a sostegno delle donne che escono da situazioni di violenza ed è impegnata a diffondere nelle aziende una cultura del rispetto e dell’inclusione.
L’iniziativa è stata presentata in un convegno nella sede del sindacato che ha visto la partecipazione delle istituzioni (Comune e Città Metropolitana) e di quattro importanti aziende che hanno raccontato le loro esperienze: FinecoBank, Generali Italia, Heineken e Vodafone.
Nei prossimi mesi è prevista l’organizzazione di moduli formativi specifici, nell’ambito di un programma chiamato “Percorso Ambassador”, rivolti ai delegati e alle delegate delle imprese del territorio, con l’obiettivo di informarli, sensibilizzarli e trasformarli, appunto, in “sentinelle”, capaci di cogliere segnali sospetti provenienti da lavoratrici che si trovano in condizioni di rischio, per poi orientarle su cosa fare e a chi rivolgersi.
“Il contrasto alla violenza di genere - ha spiegato la segretaria della Cisl, Sabria Sharif - è una sfida urgente. Non si tratta di un problema individuale, ma collettivo che segna profondamente il tessuto sociale ed economico. Migliaia di donne subiscono una qualche forma di molestia o violenza, questo significa che tra noi, nei nostri uffici e nei nostri spazi di lavoro, potrebbe esserci una collega che sta vivendo una situazione di pericolo. Ecco perché abbiamo il dovere di riconoscere le fragilità e coltivare empatia verso chi esprime un disagio. E la formazione è fondamentale”.
L’Istat dice che in Italia il 31,5% delle donne tra i 16 e i 70 anni (6,8 milioni di persone) ha subìto almeno una volta nella vita una forma di violenza fisica o sessuale. Gli episodi più gravi vedono spesso come protagonisti in negativo mariti, compagni (attuali o ex), familiari o amici. Il fenomeno è diffuso negli ambiti più svariati, da quello domestico alla scuola, fino ai luoghi di lavoro, dove le dinamiche di potere e gli stereotipi di genere spesso creano un contesto fertile per gli abusi.
“Questa iniziativa - ha affermato il direttore generale di Fondazione Libellula, Giuseppe Di Rienzo - rappresenta un passo cruciale per un cambiamento culturale nel mondo del lavoro, dove ogni dipendente può diventare una sentinella contro la violenza di genere. Abbiamo appena vissuto la Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, ma ricordiamo che ci sono aziende che si impegnano tutto l’anno per fare qualcosa di concreto per contrastare questo fenomeno”.
Il percorso formativo avrà un taglio anche pratico: oltre ad approfondire le radici culturali e le dinamiche della violenza, il suo impatto sulla salute fisica e psichica, fornirà ai partecipanti una sorta di vademecum su come va affrontato il problema. L’obiettivo è rafforzare il ruolo del luogo di lavoro come spazio di prevenzione e supporto e questo può avvenire grazie anche alla presenza capillare del sindacato sul territorio e nelle aziende. Un progetto simile è stato realizzato lo scorso anno dalla Fai Cisl milanese, in collaborazione con una onlus (Cerchi d’Acqua) legata alla rete dell’Associazione nazionale dei Centri Antiviolenza. In quel caso la formazione ha coinvolto un gruppo di delegati e delegate di industrie del settore alimentare.
Mauro Cereda