Martedì 17 dicembre 2024, ore 7:58

Attualità

Italia tra declino demografico e invecchiamento della forza lavoro

Il declino demografico italiano comincia ad avere effetti sempre più pesanti dal punto di vista economico, sociale, previdenziale. Gli ultimi dati del censimento Istat, letti insieme a quelli dell’Inapp sulla forza lavoro, destano particolare allarme. 
La popolazione è in calo, poiché gli arrivi e le nascite di stranieri non sono più in grado di compensare la crescente denatalità italiana. Al 31 dicembre 2022, secondo i dati del censimento Istat, la popolazione in Italia conta 58.997.201 residenti. Rispetto al 2021 si registra una flessione pari a meno 32.932 individui.
Come detto, i migranti non compensano il declino ma si limitano, negli ultimi anni, ad attenuarlo. La flessione della popolazione, sottolinea l’Istat, si mantiene contenuta grazie alla dinamica positiva della popolazione straniera. Gli stranieri censiti sono 5.141.341 (+2,2% rispetto al 2021), con un’incidenza sulla popolazione residente dell’8,7%. 
A rendere ancora più chiara la necessità di politiche per contrastare questo declino e per invertire la tendenza, sono le proiezioni Istat sul futuro. L’istituto di statistica - prendendo in considerazione uno scenario “mediano” tra quelli più ottimistici e quelli più pessimistici - ha previsto un crollo della popolazione residente. Dai poco meno dei 59 milioni di abitanti del 2022 si passerebbe ai 57,9 nel 2030, per poi scendere a 54,2 nel 2050 e a 47,7 milioni nel 2070. In una forchetta che tra cinquant’anni oscilla tra lo scenario prevedibilmente migliore, 56,3 milioni, e quello peggiore 39,9 milioni.
Sebbene non sia esclusa l’eventualità che la dinamica demografica possa condurre a una popolazione nel 2070 più ampia di quella odierna, per l’Istata “la probabilità empirica che ciò accada è minima, risultando pari all’1,0% (percentuale di casi favorevoli all’evento sul totale delle simulazioni condotte)”.
Il declino demografico si traduce anche in spopolamento di intere aree territoriali. Le proiezioni Istat, stimano che circa l’80% dei comuni (4 su 5) sarà interessato da un calo di popolazione entro 10 anni. Tale quota è molto più elevata nelle zone rurali, dove quasi 9 comuni su 10 (86%) vedranno una contrazione nei propri abitanti. Per i comuni nelle aree interne, distanti dai servizi essenziali, la percentuale sale addirittura al 94%: oltre 9 su 10 registreranno un saldo negativo di popolazione. Un dato che confermerebbe una tendenza osservabile fin dal dopoguerra.
L’emergenza è segnalata anche dai dati Inapp. Secondo il Rapporto annuale dell’Istituto, la forza lavoro in Italia invecchia rapidamente sulla scia dell'andamento demografico: se nel 2002 ogni 1.000 persone che avevano un’età compresa tra 19 e 39 anni ce n’erano poco più di 900 aventi 40-64 anni, nel 2023 quest'ultimo valore ha superato le 1.400 unità. Ogni 1.000 lavoratori di 19-39 anni ci sono ben 1.900 lavoratori adulti-anziani. Il settore che di gran lunga ha i lavoratori più anziani è quello della pubblica amministrazione con 3,9 lavoratori anziani ogni lavoratore giovane, seguito dal settore finanziario e assicurativo. 
Ilaria Storti

( 27 dicembre 2023 )

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